Arianna Rapaccioni ricorda Sinisa Mihajlovic: "Solo in quest'ultimo mese sto prendendo coscienza"

A un anno dalla scomparsa dell'allenatore serbo, la donna a cui è stato legato per 27 anni e da cui ha avuto cinque figli non nasconde quanto la sua mancanza sia ancora fortissima.

Oggi, sabato 16 dicembre 2023, ricorre il primo anniversario dalla scomparsa di Sinisa Mihajlovic, morto a 53 anni a causa di una leucemia mieloide acuta. La sua mancanza è fortissima non solo per gli appassionati di calcio, ma anche per chi gli ha voluto bene, tra cui spicca Arianna Rapaccioni, la donna a cui è stato legato per 27 anni e da cui ha avuto cinque figli.

Accettare di non poterlo più rivedere è stato tutt’altro che semplice per lei: “Solo in quest’ultimo mese sto prendendo coscienza del fatto che mio marito non c’è più – ha detto in un’intervista al Corriere della SeraI primi mesi non capivo più nulla, stavo a Roma, dove mi ero stabilita quando i figli hanno iniziato le superiori, e avevo come la sensazione che Siniša fosse ancora vivo e stesse a Bologna ad allenare la squadra”.

Per la prima volta la vedova ha ammesso di averlo sentito al suo fianco in questo periodo in modo inaspettato: “Ho avvertito delle sensazioni, al punto tale da chiedermi se fossi pazza – così continua il suo racconto – Ho sentito delle mani sulle mie mani, proprio delle mani che avvolgevano le mie. E, una notte, l’ho sentito stendersi accanto a me nel letto, ho avvertito il materasso che sprofondava da una parte. Poi, ho cominciato a parlare con altre persone che hanno subito un lutto e ho scoperto che non ero io pazza, ma che queste esperienze appartengono a molti. Io sentivo il rumore delle sue ciabatte in cucina. Lui, in casa, portava sempre ciabatte che scricchiolano tanto. È successo nei primi mesi, ora non più. Ma forse erano suggestioni dettate dal pensiero costante che ho di lui”.

La grinta che il serbo ha mostrato da calciatore e da allenatore non l’ha abbandonato nemmeno durante la malattia ed è anche per questo che lui ha fatto il possibile pur di guarire: “Mio marito aveva la leucemia ma non pensavo potesse morire – ha continuato Arianna Rapaccioni – Poi, certo, non sono stupida, la sua era una malattia importante, ma anche lui negava l’evidenza. Se qualcuno gli chiedeva cos’aveva, diceva: ‘Amo’ che malattia ho?’. Mi chiamava così: amore. E io: ‘Hai la leucemia mieloide acuta’. Siniša non leggeva i referti, non guardava su Internet, voleva solo sapere quali cure fare. Ha sperato fino all’ultimo di guarire. Ha lottato come un leone, ha fatto cure allucinanti, due trapianti, una cura sperimentale tostissima… Gli sono stata accanto negli ospedali per quattro anni. Credo che il mio stato di shock dipenda anche dalla sofferenza vissuta insieme. Ricordo ancora i suoi occhi terrorizzati quando ci hanno detto che aveva una recidiva. Ricordo gli esami che andavano male. Ricordo il rito, tutte le mattine, per un periodo, di fare le analisi e aspettare i referti e, ogni volta, i globuli bianchi che risultavano anomali”.

I medici erano però stati chiari con lei, un mese prima della morte le avevano detto cosa sarebbe accaduto, ma la donna ha deciso di tenerlo nascosto al marito: “Era un uomo fortissimo, possente, alto, bello. Aveva perso trenta chili e aveva tante infezioni. Vederlo spegnersi piano piano è stato traumatizzante anche per i nostri figli. Nell’ultimo mese i medici mi hanno detto che sarebbe morto. Non sapevo se dirglielo. Mi sono confrontata con tutti e cinque i figli. Solo con loro, non l’ho detto a nessun altro, neanche a mia madre. Insieme abbiamo deciso di non dirglielo, per non togliergli quel lumicino di speranza. D’altra parte, lui non ci ha mai chiesto se ce l’avrebbe fatta, ha sempre lottato perché era un uomo che non poteva accettare di morire. Infatti, una settimana prima di andarsene, ha detto: ‘Sono felice perché ho tutti voi e voglio invecchiare con tutti i figli e tanti nipoti’. Mi sono sentita sprofondare. Gli ho detto: ‘Abbiamo già una nipotina, non sei felice? ‘. E lui: ‘Ne voglio tanti, ne voglio una tavolata piena’. Quello è stato un momento durissimo”.

Da qualche tempo Arianna Rapaccioni ha deciso di risvolgersi a uno specialista per superare il senso di perdita che ancora oggi è fortissimo: “Mi sto facendo aiutare.  L’analista mi ha detto: ‘Hai due possibilità, vivere o morire, cosa scegli?’. Ho risposto: ‘Vivere’. Anche perché, come non ho voluto mostrare la mia sofferenza a mio marito, allo stesso modo non mi piace farla vedere ai miei figli. A partire da quest’estate ho ripreso a uscire e non m’importa se qualcuno, vedendomi sui social, mi giudica. Ognuno ha il suo modo di elaborare il lutto e se mi vedono sorridere in una foto non significa che non soffro”.

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