Zoran Ljubisic è un allenatore di calcio di 45 anni che era stato accusato di violenza sessuale da una donna, ma che aveva sempre sostenuto di essere innocente. A ottobre 2022 il collegio presieduto dal giudice di Vicenza Lorenzo Miazzi lo ha assolto con suo grande sollievo, solo ora però sono state rese note le motivazioni che hanno portato a questa sentenza, che risulta essere inappellabile.

Il processo ai suoi danni era iniziato nel 2021, in seguito alla denuncia presentata da una parrucchiera dell’Ovest Vicentino, che sosteneva che lui l’avesse costretta ad avere rapporti intimi nel negozio in cui lei lavora, dove lui si era presentato per un taglio a barba e capelli. Una volta terminato il servizio, lei aveva deciso secondo il suo racconto di preparargli un caffè, ma mentre era girata di spalle, sulla base di quanto riportato dal Corriere della Sera, lui si sarebbe avvicinato con la chiara intenzione di molestarla.

Il racconto della donna, però, secondo i giudici, non sarebbe da ritenere del tutto credibile. “Sotto il profilo dell’attendibilità intrinseca il suo narrato presenta alcuni profili di incongruenza“- si legge nelle motivazioni della sentenza depositata dal collegio. A sostegno di questa teoria ci sarebbe anche il comportamento della presunta vittima, che avrebbe dovuto uscire dal locale e chiedere aiuto, cosa che non ha però fatto. Anzi, lei si sarebbe occupata di pulire il negozio dai capelli rimasti sul pavimento, mentre quando lui si sarebbe nuovamente avvicinato a lei avrebbe dovuto utilizzare la scopa per divincolarsi secondo i giudici, ma anche questo però non è avvenuto.

Nel corso del dibattimento erano inoltre stati ascoltati diversi testimoni che avevano smentito la versione della presunta vittima. A suffragio di questa teoria ci sarebbero inoltre i messaggi scambiati tra lei e l’uomo che ha accusato di violenza sessuale, in cui non sarebbe mai emersa alcuna intenzione di mettere in atto una violenza nei suoi confronti.

Ora che la vicenda si è conclusa il tecnico, originario della Bosnia ma residente da tempo in Veneto, non può che sentirsi soddisfatto: “Ora mi sento più forte e più determinato a raggiungere i miei obiettivi – sono le sue parole riportate dal Corriere della Sera anche se qualcuno può essersi fatto un’idea diversa di me, chi mi conosce ha saputo fin da subito che non potevo aver commesso quel reato. Quando ho saputo di essere stato denunciato mi è crollato il mondo addosso. A livello personale avevo paura di perdere la mia famiglia, mia moglie con cui sto insieme da circa trent’anni, ma ho una donna incredibile al mio fianco, che da questo momento di terrore è riuscita a consolidare il nostro rapporto. A livello lavorativo temevo di perdere tutto quello su cui avevo investito. Ma le due società calcistiche per cui lavoravo, l’Arzignano e il Südtirol, mi hanno dato la massima fiducia e per questo le ringrazio infinitamente”.

Oggi lui lavora per la Luparense Calcio, club in cui si è trasferito per sua volontà e dove ha ricevuto tutto il sostegno necessario. “Oltre a mia moglie, ai miei amici e alle persone che ho avuto vicino in questi anni – ha concluso – ringrazio anche i miei avvocati Renato Gasparini e Anna Zanini”,

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