#Maipiùinvisibili: 1 donna su 3 subisce violenza almeno una volta nella vita, ma spesso non lo dice

WeWorld porta avanti la campagna #maipiùinvisibili, per porre l'attenzione sulle donne vittime di violenza che non parlano e non denunciano, per paura o perché incapaci di percepire la violenza attorno a sé.

L’8 marzo viene ancora troppo spesso banalizzato come “festa della donna”, quando in realtà ciò che si celebra è la Giornata internazionale delle donne, per ricordare i loro diritti, quelli acquisiti ma anche – soprattutto – quelli per cui ancora c’è bisogno di lottare.

E c’è davvero ben poco da festeggiare, se si pensa a quante donne vengono ammazzate nel mondo ogni giorno – 9 solo in Italia dall’inizio del 2024 -, e quanto, per molte di loro, sia ancora difficile denunciare i loro carnefici.

Lo testimonia anche una recente indagine condotta da WeWorld, l’organizzazione che da 50 anni difende i diritti di donne e bambini in 27 Paesi del mondo, sfociata nella campagna #maipiùinvisibili.

Solo nel nostro Paese, 6 milioni di donne hanno subito violenza una volta almeno nella vita, senza raccontarlo a nessuno.  Parliamo di una donna su tre che può letteralmente essere definita invisibile. La violenza viene agita in vari modi: economica, psicologica (con isolamento e controllo), oltre che, ovviamente, fisica.

Nell’ultimo rapporto di WeWorld, “Ciò che è tuo è mio. Fare i conti con la violenza economica” emerge che quasi una donna su 2 dichiara di aver subito violenza economica almeno una volta nella vita, ma due intervistate su 3 non la considerano una forma grave di violenza.

Chiaro, quindi, che occorra partire ripensando proprio alcune delle strutture che rappresentano la base di molti rapporti di coppia, ponendo il focus su alcune delle libertà fondamentali, fra cui, appunto, quella economica. Ma la campagna di WeWorld ha più di uno scopo.

Con questa campagna vogliamo restituire voce e visibilità alle tante donne oggi Invisibili – spiega il presidente dell’associazione, Marco Chiesara – Invisibili perché talmente stremate dalla violenza e dalla violazione dei loro diritti, da augurarsi di scomparire, di non essere viste, non esistere per non subire più. Invisibili anche per la società che le circonda, che per non vedere si volta dall’altra parte. La violenza sulle donne è un problema che ci riguarda tutti e tutte, ma ognuno di noi può scegliere se voltarsi dall’altra parte o prendere posizione. Oggi con un sms possiamo fare un piccolo gesto concreto perché solo insieme possiamo fermarla.

Per questo motivo, WeWorld invita le persone a unirsi a una catena di sorellanza e solidarietà, pubblicando, a partire da oggi, 4 marzo, una foto a braccia aperte per formare una vera e propria catena, che possa diventare il simbolo tangibile dell’unione di tuttə cointro la violenza sulle donne.

Da oggi, e fino al 16 marzo, è inoltre possibile sostenere WeWorld donando 2 euro con un sms al numero 45590, da telefoni Wind Tre, TIM, Vodafone, Iliad, PosteMobile, Coop Voce, Tiscali, oppure 5 euro chiamando lo stesso numero da rete fissa TWT, Convergenze, PosteMobile, e 5 e 10 euro da rete fissa TIM, Vodafone, Wind Tre, Fastweb, Tiscali e Geny Communications.

Molte le celebrità che si sono schierate al fianco di WeWorld per sostenere la campagna: fra loro Rossella Brescia, Nancy Brilli, Gabriella Pession, Giulia Elettra Gorietti, Federico Russo e Veronica Maya, Elisa di Francisca e Marta Pagni, mentre la cantante Chadia Rodriguez,  venerdì 8 marzo, pubblicherà il nuovo singolo Filo spinato – La Superbia, proprio a sostegno dell’associazione; i fondi raccolti con la campagna #maipiùinvisibili sosterranno il programma nazionale di WeWorld contro la violenza sulle donne che unisce a due strumenti fondamentali per contrastare la violenza, prevenzione e sensibilizzazione, anche gli interventi sui territori difficili.

Gli Spazi Donna WeWorld – presenti a Napoli (Scampia), Milano (Giambellino e Corvetto), Roma (San Basilio), Cosenza, Pescara, Bologna e Brescia – sono infatti nati con il preciso scopo di far emergere il sommerso in quartieri giudicati “a rischio”, dove molto spesso la violenza sulle donne è talmente diffusa da essere giustificata e neanche perrcepita dalle vittime stesse, in collaborazione con Cooperativa Obiettivo Uomo, Cooperativa La Grande Casa, Cooperativa Befree, associazione MO.CI, Cooperativa Il Calabrone e Cooperativa Cadiai.

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