20 ore di tortura: Aurelia Bagnai, la vittima di Alberto Genovese parla per la prima volta in tv

Ospite da Massimo Giletti a Non è l’Arena, la 20enne ha ricordato i tragici momenti della violenza sessuale subita due anni prima dall'imprenditore, condannato a 8 anni e 4 mesi di reclusione.

Aurelia Bagnai, una delle due vittime riconosciute di Alberto Genovese, l’ex patron di Facile.it, è stata ospite da Massimo Giletti a Non è l’Arena, dove ha ricordato i tragici momenti della violenza subita. Era stata stuprata dall’imprenditore per una notte intera, durante una delle sue feste. Poi, lo aveva denunciato. “Io non ho niente di cui vergognarmi, niente da nascondere e non devo aver paura di parlare di questa cosa e di raccontare la verità“, le sue parole.

Secondo le ricostruzioni, Bagnai sarebbe arrivata attorno alle 22 del 10 ottobre alla Terrazza Sentimento – l’attico milanese di Genovese poco distante da Duomo – per poi uscirne solo alle 16.30 del giorno dopo, recuperata in strada in stato di choc, mezza nuda e con uno stivale solo da una volante della polizia. Aveva bevuto da una bottiglia di champagne, dove credeva ci fosse ecstasy, e non la droga dello stupro.

A due anni dalle violenze subite, si è mostrata per la prima volta in televisione dopo la recente condanna di Genovese a 8 anni e 4 mesi di carcere, per violenza sessuale. La giovane 20enne – 18enne all’epoca dei fatti – ha affermato:

Non sono nessuno per dire se la condanna sia sufficiente o meno, è la legge che decide, ma per me il fatto che lui sia stato condannato è una grandissima vittoria perché non è una cosa così scontata, ci sono donne violentate che non hanno la fortuna di vedere il proprio aggressore in carcere e io ho avuto la fortuna di vederlo arrestato anche solo dopo un mese dalla mia denuncia, non è così scontato e mi sento molto fortunata.

Durante il programma, Aurelia Bagnai ha ricordato:

Io ero completamente alterata. Ancora ad oggi non ho ricordi a parte alcuni flashback. Ma molto brevi, scollegati e sconnessi. Non aveva un senso logico, io ero completamente allucinata. Sicuramente ho qualche ricordo del dolore che provavo, mi ricordo di essere stata ammanettata, anche del dolore delle manette perché erano legate molto strette. Mi ricordo di aver supplicato più volte e poi mi ricordo di aver visto del sangue sulle lenzuola.

Nei mesi seguenti alla denuncia, a carico dell’imprenditore si erano aggiunte numerose accuse da parte di altre giovani donne.

L’insegnamento, la cosa più grande e positiva che sono riuscita a tirare fuori da questa storia è stato mettere fine un circolo vizioso messo in atto da quest’uomo, che continuava ad andare avanti e a cui nessuno aveva mai messo fine; quindi averlo messo in carcere è sicuramente la cosa più bella.

In studio anche Annalisa Chirico de Il Foglio, che parlando con Bagnai ha voluto sottolineare:

Se avessi denunciato dieci anni dopo i fatti difficilmente avresti potuto difenderti, sarebbe stata la tua parola contro quella dell’orco stupratore. Invece io voglio farti i miei complimenti, non soltanto per il coraggio che hai avuto, ma anche perché hai denunciato immediatamente. Ci sono le visite mediche che hai fatto subito, che mostrano che il consenso non c’era.

La giornalista poi, ritornando sulla condanna di Genovese, ha aggiunto:

Le carte degli inquirenti parlano anche di tortura, parlando di sevizie. Quindi siamo ben oltre il semplice stupro. 20 ore di tortura e sevizie.

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