La giovane hostess palermitana è spirata dopo 3 giorni di agonia, in seguito a una caduta dal terzo piano di un palazzo a Vienna. La polizia austriaca ha aperto un'indagine e parlato con il fidanzato che era con lei al momento della tragedia.
Il volo dal terzo piano di un palazzo di Vienna, la corsa in ospedale, fino alla fine delle flebili speranze: Aurora Maniscalco, hostess palermitana di 24 anni, non ce l’ha fatta, ed è morta il 23 giugno a causa delle gravi ferite riportate nella caduta.
Ma per la sua morte la polizia austriaca ha aperto un’indagine, ritenendo che potrebbe non trattarsi di un incidente o di un gesto volontario; al momento della caduta con la ragazza si trovava il fidanzato, un conterraneo 27enne, che è già stato ascoltato dagli inquirenti.
Maniscalco lavorava per la Lauda Air, compagnia austriaca attivata nel 1979 dal campione di Formula 1 Niki Lauda, da circa tre anni, e da qualche tempo si era trasferita nella capitale del Paese; nella notte tra il 21 e il 22 giugno scorsi la tragedia che si è consumata nell’edificio residenziale in Universumstrasse, in una zona tra il Danubio e il Donaukanal, in cui viveva con il compagno, il primo a lanciare l’allarme dopo averla vista precipitare.
La famiglia, che subito dopo essere stata avvertita dal personale ospedaliero del General Hospital è volata in Austria, assistita dall’ambasciata italiana, ha espresso perplessità sulla morte: “Non ci fermeremo! Mai! – le parole della cugina di Aurora Maniscalco, Federica Bevilacqua, la prima a parlare con la stampa – Vogliamo sapere cosa è realmente successo, perché non crediamo che lei si sia suicidata. Noi ti faremo giustizia, Aurora”.
La famiglia di Maniscalco ha deciso di affidarsi a un legale per sporgere una denuncia ed eventualmente consentire di disporre l’autopsia, nella speranza di poter chiarire tutti i punti oscuri nelle prossime ore.
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