Bambini arabi affidati a cristiani, è protesta a Torino
La comunità egiziana protesta a Torino perché i bambini islamici affidati alle famiglie cristiane possano perdere la loro cultura e religione d'origine.
La comunità egiziana protesta a Torino perché i bambini islamici affidati alle famiglie cristiane possano perdere la loro cultura e religione d'origine.
“Non date i nostri figli in affido ai cristiani” questo è l’urlo della protesta delle famiglie arabe scese in piazza a Torino davanti al palazzo municipale. I servizi sociali del Comune e il tribunale nell’ultimo periodo infatti hanno hanno allontanato circa trenta bambini dalle loro famiglie di origine, consegnandoli a comunità protette o ad altre famiglie affidatarie dopo aver costatato abusi o poca attenzione verso i minori.
Amir Younes, portavoce della comunità egiziana a Torino, ai media locali dice:
I nostri bambini finiscono in famiglie che non hanno la nostra religione e nemmeno la nostra cultura. (…) È una questione religiosa, ma non solo. È importante che i nostri bambini, anche nelle famiglie considerate più difficili, non perdano il legame con le loro origini
La protesta delle comunità è sostanzialmente sulla religione delle famiglie affiatare che viste come “infedeli” non possono crescere ed educare i figli a loro affidati. I bambini arabi, di fatto, possono restare in affidamento per tempi diversi in base alle decisioni del Tribunale ma comunque vengono a conoscenza anche di altri modi di vivere a volte molto distanti dalle leggi culturali della comunità islamica.
Simbolo della protesta è diventato, tra tutti i bambini, il piccolo Ziad di 8 anni che è stato allontanato dalla famiglia accusata di omesso controllo. La vicenda del bambino è quasi giunta al temine dell’iter processuale e il Tribunale deve decidere se darlo in adozione definitiva.
Il legale della famiglia di Ziad, intervistato da Repubblica, dice: “(i genitori, nrd) lo hanno perso di vista un’ora perché era sfuggito al controllo e si era allontanato. (… i giudici, ndr) Gli hanno negato la possibilità di tornare in famiglia, accudito da uno zio e non dai genitori, perché secondo il giudice il bambino non ha alcun legame con quel parente. Ma che legame potrà mai avere con una famiglia italiana e cristiana che non ha mai visto prima?”
Alle famiglie ha risposto l’assessore alla famiglia del Comune Torino Marco Giusta che dice: “Non è un argomento che compete al Comune ma se la richiesta è quella di trovare un sistema per garantire una maggiore continuità culturale per i bambini di origine straniera che vengono allontanati dalle famiglie, possiamo aprire un dialogo con il tribunale e con i servizi sociali per affrontare il problema”.
Ha consumato più divani che palestre inseguendo un telegatto. Da grande diventerà un giornalista, per il momento si diverte a scrivere sulle sue passioni: televisione, spettacoli, lifestyle, tech. Ama tutto ciò che è nazionalPOP...
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