Bimba muore in carcere: mamma denuncia le autorità
Madre e figlia sono state fermate lo scorso marzo dalle guardie di confine mentre stavano tentando di attraversare il Rio Grande del Messico. Da quel momento è cominciato il loro incubo.
Madre e figlia sono state fermate lo scorso marzo dalle guardie di confine mentre stavano tentando di attraversare il Rio Grande del Messico. Da quel momento è cominciato il loro incubo.
È una storia terribile quella che viene dagli Usa dove una rifugiata guatemalteca ha deciso di fare causa alle autorità americane accusandole di omicidio colposo. Ad essere deceduta è sua figlia, una bellissima bimba di appena un anno e mezzo che non ce l’ha fatta ed è volata in cielo all’interno di un centro di detenzione per migranti dove si trovava reclusa insieme alla madre, una 20enne Yazmin Juarez. “Coloro che dovevano garantire condizioni sanitarie sicure e un’assistenza medica adeguata a questa bimba non l’hanno fatto” ha spiegato il legale della donna, così come riportato da Fox News che pubblica anche le foto della piccola.
I fatti sono chiari. Madre e figlia sono state fermate lo scorso marzo dalle guardie di confine mentre stavano tentando di attraversare il Rio Grande del Messico cercando di sfuggire ai controlli delle autorità. Da quel momento è cominciato il loro incubo. La piccola non è stata allontanata dalla madre, è rimasta sempre con lei, anche in carcere dove poi è morta. Come conferma il legale della donna, la piccola avrebbe subito una “morte dolorosa”. Queste le sue parole:
Mariee Juarez è entrata a Dilley come bimba sana e venti giorni dopo ne è uscita con un’infezione respiratoria mortale.
Subito dopo il rilascio, la bambina è stata trasferita in due diversi ospedali americani ma alla fine non ce l’ha fatta. È morta il 10 maggio tra la disperazione della madre che non può ancora oggi rassegnarsi all’idea di aver perso una figlia che, stando alle sue parole, era in buona salute (e che, invece, è morta a seguito di un’infezione respiratoria).
Lo studio legale Arnold & Porter, a questo punto, ha inviato una notifica per conto della donna a Eloy, un intermediario tra il governo federale e l’azienda privata che gestisce questo centro di detenzione.
Adesso la donna chiede verità e giustizia.
Giornalista e Videoreporter, nato e cresciuto a Catania. Attratto dal mondo del giornalismo fin dalla nascita, ha trasformato la sua più grande passione in un lavoro: racconta storie senza filtri, senza pregiudizi. Da buon sicilian...
Cosa ne pensi?