La proposta depositata già a inizio legislatura di un bonus matrimoni era partita dai 5 leghisti Simone Billi, Ingrid Bisa, Alberto Gusmeroli, Umberto Pretto e Domenico Furgiuele: fino a 20mila euro per gli under 35 che avessero deciso di sposarsi in chiesa.

Come condiviso dalla stampa, il bonus coprirà le spese per addobbi come la passatoia e i libretti, l’addobbo floreale, gli abiti per gli sposi, il servizio di ristorazione, il servizio di acconciatura e il servizio fotografico “a decorrere dal primo gennaio 2023, è riconosciuta una detrazione dall’imposta lorda nella misura del 20 per cento delle spese fino a un ammontare complessivo di 20mila euro“.

Ci sarà poi la quantificazione della spesa in 120 milioni per il 2023, 90 per il 2024 e 85 per il 2025. Oltre al limite di età, under 35, c’è anche quello del reddito, che non dovrà superare i 23 mila euro in totale. Inoltre, servirebbe la cittadinanza italiana da almeno dieci anni e il matrimonio dovrebbe essere celebrato in Italia.

Una volta che la proposta è diventata pubblica, però, è parso chiaro che l’obiettivo della Lega fosse quello di rilanciare e sostenere i matrimoni religiosi, che secondo le statistiche sono attualmente in calo rispetto a quelli civili. Il voler forzare un’istituzione religiosa in uno Stato laico, comunque, è stata vista come una mossa “incostituzionale” da molti e sul web sono fioccate le proteste, alle quali si è aggiunto il senatore Carlo Calenda, che su Twitter ha definito la Lega “fuori controllo“.

A fare eco al commento di Carlo Calenda anche Benedetto Della Vedova, segretario di +Europa: “Un beneficio riservato a italiane e italiani da almeno dieci anni, che scelgono il matrimonio religioso, ovviamente etero“, ha dichiarato ai media, definendola una “perla” di analfabetismo costituzionale.

Dopo un singolo pomeriggio di polemiche, il Governo ha fatto subito un passo indietro definendo la proposta di legge solo di iniziativa parlamentare e il primo firmatatrio Domenico Furgiuele ha precisato alla stampa che “durante il dibattito parlamentare sarà naturalmente allargata a tutti i matrimoni“, sia che vengano celebrati in chiesa oppure no.

Tuttavia, Furgiuele ha dichiarato che la proposta non è allo studio del Governo, attualmente, ma che l’esecutivo è al lavoro per sostenere la famiglia con misure che saranno contenute nella legge di bilancio.

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