Carmen Amaya, La Capitana del flamenco che scelse di ballare in pantaloni

Fu una delle più famose bailaore che la Spagna abbia mai conosciuto. Di origini gitane, nacque a il 2 novembre 1913 a Barcellona e già a 4 anni si esibiva con il padre, il chitarrista conosciuto come El Chino.

Carmen Amaya, conosciuta come La Capitana,  prese il flamenco e ne fece molto di più. Nacque il 2 novembre 1913 e fu una tra le più famose ballerine e cantanti spagnole che seppe rivoluzionare questa danza, mescolandone stili e ritmi. Di origini gitane, iniziò a ballare seguendo le orme di sua madre Micaela, anch’essa bailaora di flamenco. A soli 4 anni cominciò a esibirsi per le strade di Barcellona con suo padre, un rinomato chitarrista, conosciuto come El Chino.

La Capitana all’età di 10 anni debuttò come ballerina professionista a Madrid, in un locale situato all’interno del Palacio de la Música. Lavorando a Barcellona sul palco di La Taurina venne scoperta dal critico Sebastián Gasch, che elogiandone le doti in un suo articolo, riportò a Carmen un ampio riconoscimento. Nel 1929, durante la Exposición Internacional de Barcelona, il suo nome apparve per la prima volta in cartellone, facendo il tutto esaurito, quando ancora era poco più che una adolescente.

Nel 1935 la contattò l’impresario Carcellé e la presentò al Coliseum de Madrid. Subito dopo anche il cinema la volle scritturare e ebbe una piccola parte ne La hija de Juan Simón, con Angelillo protagonista e in María de la O, con Pastora Imperio. Mentre Carmen e la sua compagnia di ballo si trovavano al Teatro Zorrilla di Valladolid, scoppiò la guerra civile spagnola e fu costretta a spostarsi all’estero. Dopo Lisbona, la troupe andò in America, debuttando a Buenos Aires al Teatro Maravillas con grande successo.

Dopo l’Argentina arrivarono i palcoscenici di Londra, Parigi, Brasile, Cile, Colombia, Cuba, Messico, Uruguay, Venezuela e New York. Quando nel 1947 decise di rientrare in Spagna era già una star internazionale, una donna minuta che incarnava l’anima più pura della Spagna, dei gitani e del flamenco e da cui tutti restavano incantati. Per tutta la carriera Carmen Amaya fu criticata perché ballava con i pantaloni (abbigliamento concesso solo ai ballerini uomini), che le consentivano maggiore libertà e sottolineavano il suo straordinario movimento dei piedi.

Nel 1963 collassò mentre era in scena a Città del Messico. Il marito, Juan Antonio Agüero, la convinse a tornare in Spagna, dove le fu diagnosticata un’insufficienza renale. Morì mesi dopo, assistita da Juan Antonio nella sua casa a Bagur. Nel ‘88 venne fondato Il Tablao de Carmen per omaggiare il ricordo della grande ballerina proprio nel luogo dove si esibì per il Re di Spagna, Alfonso XIII, durante l’inaugurazione dell‘Esposizione Internazionale di Barcellona del 1929.

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