Chi è Franca Caffa, la manifestante in piazza a 95 anni che spiega la democrazia al carabiniere

Salita alla ribalta per lo scambio di battute con il carabiniere in tenuta antisommossa sul presidente Mattarella durante la manifestazione pro Palestina, Franca Caffa ha passato una vita iintera in politica, facendo attivismo e impegnandosi per i quartieri popolari di Milano.

Forse non si aspettava di salire alla ribalta in questo modo, nonostante abbia partecipato attivamente alla vita politica e sociale milanese praticamente da tutta la vita, ma di Franca Caffa stanno ormai parlando tutti da giorni.

Da quando, cioè, la novantaquattrenne (quasi novantacinquenne), durante la manifestazione pro Palestina del 27 gennaio scorso in via Padova, ha avuto una conversazione con uno dei carabinieri antisommossa impegnati a mantenere l’ordine, conversazione che ha fatto il giro dei media italiani.

“Cosa ha detto il vostro Presidente? Cosa ha detto Mattarella?” è stata la domanda di Caffa al militare, in un momento in cui la situazione nella manifestazione stava cominciando a farsi agitata, in riferimento alle parole con cui il Presidente della Repubblica ha dichiarato che Israele non dovrebbe negare al popolo palestinese il diritto a uno Stato. La risposta che ha ricevuto è stata: “Con tutto il rispetto signora, non è il mio presidente”.

Franca Caffa ha allora chiesto, quasi incredula, “Di che Paese è?”, sentendosi rispondere “Non l’ho votato, non l’ho scelto io, non lo riconosco”.

Le parole del carabiniere, oltre a fare confusione sul funzionamento del nostro ordinamento – il Presidente della Repubblica non viene eletto direttamente dal popolo, quindi di fatto non viene “votato” dai cittadini – sono ovviamente gravi perché ogni Presidente della Repubblica è anche il capo delle forze armate, e ogni militare, nel momento in cui inizia la propria attività, è chiamato a giurare sulla Costituzione italiana.

In queste settimane ho cercato di partecipare a tutti i cortei per i palestinesi – ha spiegato Caffa a La Stampa, che l’ha raggiunta dopo l’accaduto del 27 gennaio – Sabato ho solamente proposto un dialogo, dato che gli agenti erano in tenuta antisommossa pronti a dare manganellate, e per essere più convincente ho ricordato le parole del presidente. Non che condivida tutto quello che Mattarella dice, ma ho apprezzato che abbia detto che dopo tutte le ingiustizie e le persecuzioni subite dal popolo ebraico, ora il popolo ebraico non può opporsi alla nascita di uno stato palestinese.

[…] io ho ancora tanti punti interrogativi – ha poi detto in riferimento alle parole del carabiniere – Non ho capito il vero senso di quelle parole: ha detto di non riconoscersi in Mattarella perché vorrebbe un presidente più attivo nel combattere le ingiustizie, oppure uno peggiore? Sicuramente ha parlato pensando di non essere ascoltato.

Perché si è azzardato a dire così? Anche se non è d’accordo nel modo di Mattarella di fare il presidente, e questo è legittimo, resta il fatto che è il presidente di tutti.

Franca Caffa ha, come detto, da sempre partecipato alla vita politica di Milano, fin da quando ha cominciato l’opera da attivista nel suo quartiere, il Molise-Calvairate-Ponti, fondando poi, nel 1979, il Comitato Inquilini, per difendere i diritti di una comunità che già a quel tempo era vasta ed eterogenea, che con il tempo si è trasformato in un collettivo solidale autonomo, che, fra le altre cose, si è occupato di organizzare corsi di italiano per i cittadini stranieri alla ricerca di un lavoro, doposcuola per i bambini e assistenza legale per chi non poteva permettersi un avvocato.

Autodefinitasi “la comunista originaria di Genova”, ha anche fatto parte del Consiglio comunale di Milano candidandosi per Rifondazione Comunista, tenendo sempre presente un modello di cittadinanza attiva e di impegno sociale che ponesse al centro i quartieri popolari.

Ancora a 92 anni, nel 2021, si è candidata di nuovo per un seggio a Palazzo Marino con la lista Milano in Comune – Sinistra Costituzione, non riuscendo, in questa occasione, a superare la soglia di sbarramento. Nel 2023 le è stato consegnato l’Ambrogino, l’attestato di civica Benemerenza, proprio per l’impegno politico ma anche per il “carattere rivoluzionario, critico, controcorrente, a volte spigoloso”. Per lei c’è stato anche un momento di polemica nei confronti dell’attuale amministrazione, quando ha chiesto che il suo ritratto venisse rimosso dal Murale dei Diritti realizzato nel quartiere Ortica: “La difesa dei diritti è incompatibile con questa amministrazione”, sono state le sue motivazioni.

Per quanto riguarda il militare, è stato immediatamente trasferito dall’Arma in un incarico non operativo, dopo che del suo comportamento è stato informato il procuratore di Milano Marcello Viola. Verrà iscritto il fascicolo a suo carico del militare, e per lui l’ipotesi è che si possa configurare il reato di “offesa all’onore o al prestigio del presidente della Repubblica”. Il carabiniere ha chiesto scusa, spiegando

Il presidente della Repubblica è il mio simbolo. Mi sono ritrovato a dire una frase stupida e non pensata veramente, sono mortificato. Chiedo scusa, la mia priorità era togliere una signora anziana da problemi causati da eventuali cariche.

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