
La seconda serata del Festival di Sanremo è stata anche l’occasione per portare sotto i riflettori la drammatica situazione in cui milioni di persone vivono in Iran. Per farlo è salita sul palco dell’Ariston Pegah Moshir Pour, l’attivista di origini iraniane che ha deciso di farsi portavoce delle donne e di tutti coloro che sono cresciuti “sotto un regime di terrore e di repressione, in uno dei paesi più belli al mondo, uno scrigno dei Patrimoni dell’Umanità”.
Pegah Moshir Pour a Sanremo 2023
“Buonasera a tutte e a tutti, mi chiamo Pegah Moshir Pour, Italiana di origine iraniana, nata tra i racconti del Libro dei Re, cresciuta tra i versi de La Divina Commedia”, inizia così il suo monologo la 31enne consulente e attivista dei diritti umani e digitali. “In Iran non sarei potuta essere così vestita e truccata – continua -e non avrei potuto parlare di diritti umani da un palcoscenico. Perché sarei stata arresta o forse addirittura uccisa”.
Ed è per questo che Pegah Moshir Pour ha deciso, come molti altri, di non avere più paura della paura, come ha sottolineato nel suo emozionate discorso a cui poi si è aggiunta anche Drusilla Foer. Insieme le due donne hanno dato vita a un potente inno alla libertà, sulle note di una canzone che è diventata la colonna sonora della rivoluzione iraniana, scritta da Shervin Ajipour sui tweet che parlano di diritti negati. Il brano di chiama Braye (Per… in italiano) e per questo Shervin è stato arrestato, ma la sua musica ha vinto il Grammy come Miglior canzone per il cambiamento sociale.
Chi è Pegah Moshir Pour
Lucana, di origine iraniana, Pegah Moshir Pour ha 31 anni ed è arrivata in Italia quando ne aveva nove. Dopo essersi laureata in ingegneria, lavora come consulente in una nota multinazionale, ed è un’attivista che da voce alle proteste dei giovani e delle donne che si ribellano al regime in Iran, soprattutto dopo la morte di Mahsa Amini, uccisa per mano della polizia morale per non aver indossato correttamente il velo.
Tanti i video e i post che pubblica sui social dove denuncia il regime islamico, e mostra le violenze nei confronti dei manifestanti. A ottobre del 2022 Pegah Moshir Pour ha anche scritto una lettera aperta alle università italiane, chiedendo maggiore tutela verso gli studenti iraniani in Italia.
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