Coronavirus, Sardegna: “Ipotesi test della saliva per i turisti”
La Sardegna è una delle regioni italiane più vicine alla fine dell'emergenza coronavirus. Si pensa già all'estate 2020 e al turismo.
La Sardegna è una delle regioni italiane più vicine alla fine dell'emergenza coronavirus. Si pensa già all'estate 2020 e al turismo.
Nella giornata di ieri, lunedì 4 maggio, in tutta la Sardegna si è registrato un solo nuovo caso di persona positiva al COVID-19. I decessi dall’inizio dell’emergenza sono 119. Le ultime due vittime del virus si sono registrate entrambe nella giornata del 2 maggio.
I numeri non mentono: la Sardegna è letteralmente a un passo dalla fine dell’emergenza coronavirus. In molte regioni italiane il turismo gioca un ruolo fondamentale per l’economia; in Sardegna più che importante è fondamentale. Senza gli introiti garantiti dai turisti, la regione rischia enormi problemi economici.
Perciò, anche in virtù dei contagi prossimi allo zero, si sta pensando già al futuro prossimo, per permettere ai turisti di visitare le bellezze dell’isola e al contempo evitare indesiderati contagi.
In questi giorni i sardi non possono fare il bagno. Il presidente della Regione Solinas ha dichiarato all’ANSA che una delle maggiori preoccupazioni in questo momento è proprio quella di restituire ai residenti dell’isola la possibilità di rientrare nelle spiagge.
“Stiamo verificando come farli accedere in acqua attraverso percorsi sicuri”, spiega, garantendo che la speranza è di riuscire a risolvere il tutto entro “tempi brevi”.
Al momento è tutto fermo perché: “Siamo in attesa di linee guida a livello nazionale”, dichiara Solinas, che aggiunge che le spiagge sono off-limits per evitare assembramenti.
Ma l’estate comincerà a brevissimo e non mancheranno gli italiani che vorranno concedersi qualche giorno tra le bellezze sarde. Solinas ha premesso che la stagione turistica 2020 in Sardegna sarà “diversa da quelle conosciute sinora” e che ci sono due ipotesi al vaglio per permettere gli accessi sull’isola in modo sicuro.
Una è quella di istituire una sorta di passaporto sanitario, che confermi la negatività a un tampone effettuato sette giorni prima dello sbarco sull’isola. Soluzione al momento difficile, visto che i test non sono stati liberalizzati da tutti i laboratori nazionali.
In alternativa si stanno studiando “strumenti diagnostici che partono dalla saliva” e che permettono di certificare la negatività in tempi brevi. Solinas assicura che è al lavoro con gli scienziati del comitato tecnico-scientifico per trovare una soluzione efficace a stretto giro.
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