Il figlio di Deborah Dorbert, Milo Evan Dorbert, è vissuto solo 99 minuti. La madre e i famigliari sapevano che il bambino non sarebbe sopravvissuto.

Se questo aiuterà un’altra famiglia o un’altra mamma allora ne sarà venuto fuori qualcosa di buono”, ha detto Deborah Dorbert al Washington Post, raccontando la sua storia.

Dorbert ha scoperto di essere incinta lo scorso agosto e, dai primi esami, sembrava che suo figlio stesse bene. La ragazza non vedeva l’ora di accogliere il suo secondogenito. Un’ecografia a fine novembre, però, ha rivelato che il piccolo aveva la sindrome di Potter, una malattia rara e letale, che provoca la mancanza di liquido amniotico ed insufficienza renale in un bambino non ancora nato, come riporta MedicinaLive. La causa di questa malattia è proprio l’insufficienza renale.

Deborah Dorbert, sapendo il destino che aspettava suo figlio, avrebbe interrotto la gravidanza prima che Milo Evan Dorbert diventasse un bimbo completamente formato, per impedirgli la sofferenza di lottare quell’unica ora di vita e per evitare a lei e alla sua famiglia il dolore di vederlo morire. Una nuova legge sull’aborto in Florida promossa dal governatore repubblicano Ron De Santis, però, non glielo ha permesso.

La nuova legge impedisce l’aborto dopo le 15 settimane, con pochissime eccezioni: una di queste eccezioni, per esempio, si attua nel caso che “due medici certificano per iscritto che il feto ha un’anomalia fetale fatale e non ha raggiunto la vitalità”.

Quando al figlio dei Dorbert è stata diagnosticata la sindrome di Potter, uno specialista in medicina fetale materna ha detto ai genitori che si sarebbe consultato in merito alla nuova legge, tuttavia ha poi detto loro, senza dare spiegazioni, che non avrebbe praticato l’aborto e il sistema ospedaliero si è rifiutato di discutere il caso dei Dorbert.

Il 3 marzo 2023 è nato Milo Evan Dorbert, dopo 12 ore di travaglio. “Lo abbiamo sentito ansimare. Stava davvero cercando di respirare”, ha raccontato Dorbert al Washington Post. “Non ha pianto quando è nato e non ha mai aperto gli occhi. Ma, voglio dire, ha lottato”.

L’importante era fargli sapere che era amato”, ha aggiunto Dorbert, spiegando che il bambino è stato coccolato dai famigliari fino alla fine: è stato avvolto in una copertina fatta a mano dalla nonna, le infermiere gli hanno scattato qualche foto, hanno tagliato alcune ciocche dei suoi capelli e hanno fatto le impronte delle sue mani e dei suoi piedi sulla copertina interna del libro di Kaiden Dorbert, il suo fratellino.

Pensando a suo figlio Kaiden Dorbert, Deborah Dorbert ha spiegato che “in futuro potrebbe avere delle domande… su quello che ho passato, su come le leggi hanno imposto questo”.

Per me è pura tortura”, ha detto Peter Rogell, il padre del bambino. “Questa legge ha creato la tortura”.

Deborah Dorbert, che ora lotta contro ansia e depressione, ha detto che raccontare la sua storia non è facile, ma che le persone hanno bisogno di sapere. “Non è una cosa facile da affrontare da soli. Hai bisogno di tutto il sostegno possibile”, ha sottolineato.

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