Siamo nel 2012, Cristian Fernandez è stato accusato di omicidio. È detenuto in Florida e rischia l’ergastolo. Ah: Cristian Fernandez ha solo 12 anni.

La storia di questo ragazzino ha risvolti complessi, delicati. Non è facile parlarne in maniera oggettiva. Tanto più che, dopo il clamore mediatico ottenuto nel 2012, i riflettori si sono spenti su di lui. Ma cosa gli è successo, cos’è che rischia di condannarlo a passare la vita in carcere?

Ecco i fatti: Cristian, insieme a sua madre, è responsabile del decesso del fratellino David, morto a due anni per un trauma cerebrale. Facciamo un passo indietro. Nel 1999 Biannela Susana, che all’epoca ha soltanto 12 anni, dà alla luce Cristian. Il padre del bambino, ventenne, evita la condanna assumendosi l’impegno di prendersi cura di Cristian e di far parte della sua vita. E all’inizio è effettivamente così. Ma col passare degli anni l’uomo è sempre meno presente.

Biannela Susana, la madre di Cristian. Fonte: jacksonville.com

Biannela e Cristian, nel frattempo, vengono tolti entrambi dalla custodia della madre di lei, 34 anni e seri problemi di droga. Un giorno Cristian viene trovato, nudo e sporco, a vagare nei dintorni di un motel: sua nonna era dentro, a drogarsi. Il padre del bambino scompare definitivamente quando Biannela sposa un altro uomo, Luis Galarraga-Blanco. Ma è qui che iniziano i veri problemi.

I due hanno altri tre figli, ma Luis si rivela un uomo violento. Tutti gli orrori di quella casa saltano fuori quando Cristian, una mattina, si presenta a scuola con un occhio gravemente lesionato a causa di ripetuti colpi. La polizia va a casa sua e lo scenario che si para davanti agli occhi degli agenti è agghiacciante. Luis, che si era barricato in casa mentre la polizia bussava alla sua porta, si era ucciso davanti ai bambini con un colpo di pistola alla testa. Salta fuori che Cristian, oltre che picchiato, veniva abusato sessualmente con regolarità da Luis.

Questa, in sostanza, è stata l’infanzia di Cristian Fernandez. Ecco quindi cos’è successo al suo fratellino. Un giorno che i bambini erano soli in casa Cristian, in un eccesso di rabbia, lancia il piccolo David contro la libreria. Quando la mamma torna a casa e il ragazzino le racconta tutto, non agisce immediatamente. Il bimbo è incosciente e sporco di sangue: Biannela semplicemente lo pulisce, gli applica del ghiaccio in testa, gli cambia i vestiti, e poi si mette al computer.

Fonte: jacksonville.com

Le autorità hanno rivelato che ha googlato “coma” e “quando qualcuno viene colpito alla testa”; ma ha anche controllato la casella mail e il conto bancario online, per poi ascoltare qualche canzone su YouTube e leggere degli articoli di gossip. Passano quattro ore prima che decida di portare il figlio al pronto soccorso. A quel punto, ovviamente, è tardi: David muore due giorni dopo. Secondo i medici, quelle quattro ore di ritardo sono probabilmente fra le cause del decesso. Forse, se avesse agito prima, il bambino si sarebbe salvato.

L’inizio del 2012, dunque, vede Biannela e Cristian entrambi in carcere. La cosa strana è questa. Cristian è minorenne e, oltretutto, ha l’attenuante del clima in cui è nato e cresciuto. Invece rischia l’ergastolo: legalmente parlando, lo stanno “trattando” come se si trattasse di un adulto con una normale storia alle spalle.

Il caso ha raggiunto un discreto clamore mediatico proprio in quei mesi, travalicando i confini degli Usa fino a giungere ai nostri telegiornali. Sono nate pagine Facebook e petizioni online per convincere il giudice, l’inflessibile Angela Corey, a trattarlo come un minore (quale è) che probabilmente ha gravi problemi psicologici. Ma lei sembrava propendere decisamente per l’ergastolo: “Ho visto ragazzini provenire da situazioni ancora più gravi – pare abbia dichiarato – ma questa corte non può permettere che gli orrori che ha vissuto Cristian siano usati come scusa“. Per la legge della Florida il ragazzino, se trattato da minorenne, avrebbe diritto a una pena minore e a un successivo reinserimento nella società. Per qualcun altro, invece, andrebbe giudicato come incapace di intendere e di volere.

A tutt’oggi non è semplice reperire informazioni aggiornate, perché i riflettori – almeno da questo lato dell’oceano – si sono spenti sulla vicenda di Cristian. Sappiamo però che al momento il ragazzo è seguito da un valido team di avvocati che, a quanto pare, hanno ottenuto un trattamento legale adeguato al suo status di minorenne. Cioè? Cioè, se tutto va bene e se Cristian terrà una buona condotta, con buona probabilità passerà in carcere “solo” sette anni, seguiti da due anni agli arresti domiciliari e da altri sette in libertà vigilata.

Se supererà tutto questo senza violare le regole (che prevedono, fra le altre cose, un continuo supporto psicologico con dei professionisti), allora Cristian, da adulto, ufficialmente non sarà considerato un criminale e potrà votare e lavorare regolarmente. Ma la vicenda non è chiara e, soprattutto, è ancora in divenire. Quello che tutti si domandano è: tenendo Cristian in prigione stanno evitando che una persona pericolosa circoli liberamente, o stanno solo impedendo a un ragazzo con gravi problemi di rimettersi in sesto?

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