Dopo la madre, ora Daniela Molinari cerca il padre biologico per curarsi

Per completare il tracciamento del Dna, necessario a mettere a punto le cure, le serve trovare anche l'altro genitore: "Per la mia terapia è molto importante. Se lei è davvero mio padre, una provetta del suo sangue può perfezionare la mia cura. Sono solo malata, non voglio disturbare né lei né la sua famiglia".

Continua la sua battaglia Daniela Molinari, l’infermiera 47enne di origini comasche che per riuscire a trovare una cura per il suo cancro si era messa alla ricerca della madre biologica. Ora, per completare il tracciamento del Dna necessario a mettere a punto le cure le serve rintracciare anche il padre.

“Il ragionamento è semplicespiega Daniela Molinari, come si legge su La Provincia di ComoServono tre tasselli per la cura, se due (il mio e quello di mia mamma) non bastano, mi serve il terzo, quello di mio padre”. La 47enne ha provato a cercare l’uomo da sola e ha anche deciso di rivolgergli un appello in tv, accolto da Chi l’ha visto:

Per la mia terapia è molto importante anche il suo Dna. Se lei è davvero mio padre, una provetta del suo sangue può perfezionare la mia cura. Sono solo malata, non voglio disturbare né lei né la sua famiglia.

Pare inoltre che Molinari sia riuscita a mettersi in contatto con il padre biologico, ma non è riuscita a convincerlo a farsi aiutare. “A volte si è impotenti…sicuramente nella testa delle persone non si può entrare…le persone a volte non cambiano idea anche se sarebbe segno di crescita”, scrive su Facebook, dove spiega anche il perché è stata assente dai social per tanto tempo:

Ciao a tutti. Mi spiace tanto non essermi fatta sentire in questo periodo, ma le forze sono sempre meno. (…) È una situazione troppo complessa da spiegare in un post e troppo dolorosa. Mi sembra di essere tornata indietro mesi a quando non sapevo nemmeno se avrei potuto cominciare la cura, perché non trovavo la mia mamma e poi quando l’avevo trovata mi aveva negato l’aiuto. Ora sono un po’ nella stessa situazione. Devo continuare le cure, il mio fisico non regge e sicuramente le ricerche delle mie origini che sono arrivate a un dunque anche dalla parte paterna potrebbero darmi un ulteriore aiuto, ma io non sono più forte come prima, anche se ci provo in ogni modo e ho bisogno davvero dell’aiuto di tutti per lottare e soprattutto vincere la guerra.

La speranza è che ora, come era successo con la madre nel 2021, anche il padre biologico cambi idea e si sottoponga al prelievo. Dopo il primo rifiuto, infatti, la donna che l’aveva data alla luce ci aveva ripensato, grazie anche all’intervento del Tribunale dei minori di Milano che l’ha supportata nel percorso psicologico garantendole il diritto all’anonimato.

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