La denatalità è un problema, ma le donne non sono "vacche da monta" per il bene dello Stato

Per fare più figli, le donne devono tornarsene a casa, aprire le gambe, farsi inseminare e iniziare a sfornarli. Non c’è altra alternativa. O almeno non c'è per coloro che oggi vogliono risolvere il problema della denatalità.

Il giornalista Massimo Fini ha pubblicato per il Fatto Quotidiano in data 17 maggio un articolo dal titolo Saremo superiori fino a estinguerci, in cui presenta proprie riflessioni legate al tema della denatalità.

In questi giorni si è infatti tenuta la terza edizione degli “Stati Generali della Natalità”, un convegno dove persone quali il Pontefice e la premier Meloni se ne sono usciti con affermazioni come “vogliamo che non sia più scandaloso dire che siamo nati tutti da un uomo e una donna”, attribuendo quindi la causa del calo demografico al solito “mostro gender”, alle donne che portano cagnolini nelle borsette invece che fare figli, e in generale a un lassismo o “perdita dei valori” delle nuove generazioni.

Fini nel suo articolo non è da meno, dato che scrive:

“Tutti i paesi che hanno un’alta natalità hanno accettato che la funzione antropologica primaria della donna è quella di fare figli.”

E per corroborare la sua tesi, riporta dei dati, parlando del tasso di natalità di alcuni Stati come l’Afghanistan (4,75), fulgido esempio di prestanti procreazioni, ma al tempo stesso un Paese dove le condizioni delle donne sono a dir poco aberranti.

Ma in fondo è proprio questo il punto: per fare più figli, le donne devono tornarsene a casa, aprire le gambe, farsi inseminare e iniziare a sfornarli. Non c’è altra alternativa.

In un mondo in cui da un lato attivisti antispecisti stanno (giustamente) cercando di liberare vacche, scrofe e altri animali da questo gioco schiavista piegato alla riproduzione, dall’altro ci sono correnti politiche che vogliono riportare le donne dentro questo schema (o non farle mai uscire).

Il giornalista è più discreto, ma in fondo non troppo: “Con questo non voglio qui dire che le donne non abbiano diritto di lavorare e di esprimere i loro talenti ma se per un lavoro infelice da segretarietta in qualche azienda di scannatori devono rinunciare a fare figli il gioco non vale la candela”.

Non vale la candela per chi? Perché in teoria starebbe alla donna in questione deciderlo, ma in questa visione del mondo, così cara alle destre, le donne non sono padrone del loro corpo. Sono incubatrici al servizio dello Stato, la cui “funzione antropologica” è fornire forza lavoro, altrimenti chi le paga le pensioni? E pazienza dei loro sogni da segretarietta (perché in fondo, a cosa altro potrebbero ambire?). Guardate l’Afghanistan quanto è virtuoso…

Difficile pensare che si possa scrivere qualcosa di ancora più immondo, ma il giornalista non si ferma qui, individuando tra le cause delle denatalità anche la “sempre più accentuata aggressività della donna” (scritto così, al singolare).

Per il giornalista il fatto che LA DONNA non si nasconda più dietro al pudore causa la perdita “dell’antico, eterno e affascinante gioco della seduzione” e persino l’aumento dell’omosessualità, perché, si sa, gli uomini in fondo decidono di farsi piacere gli altri uomini, così da non avere “l’obbligo di soddisfarle a tutti i costi”.

Le parole di Fini in realtà si commentano da sole e non fosse che si tratta di un articolo pubblicato su uno dei primi 20 quotidiani d’Italia, si potrebbe relegare il suo pensiero in un angolo e passare oltre.

Il problema però è che questo modo di pensare al momento è l’unico a essere preso in considerazione per affrontare il problema della denatalità, che rimane un problema grave e complesso, di cui però si sta occupando solo la destra e se ne sta occupando nel solo modo con cui riesce a farlo: togliendo libertà e diritti.

Fino a che il contrasto alla denatalità resterà una battaglia identitaria, non si potrà uscire da questo schema di pensiero, non si potranno trovare altre soluzioni che non vogliano spingere le donne a tornarsene a casa, a convincere gli uomini a “non essere gay” e a discriminare ogni forma di famiglia che non sia votata alla procreazione.

La denatalità è un problema, ma le donne non sono “vacche da monta” per il bene dello Stato. Vanno pensate altre soluzioni, che vadano al di là degli slogan elettorali, al di là del concetto di Natura (che “non sbaglia un conto” per Fini), al di là della convinzione che la “difesa dell’Occidente” coincida con la difesa di “un’etnia occidentale”, perché a rendere l’Occidente ciò che è, non è un’etnia, sono le idee (quelle di Liberté, Égalité, Fraternité, per intenderci) e le idee, per fortuna, non hanno bisogno di una linea di sangue per trasmettersi.

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