Parliamo di disabilicidio e smettiamo di romanticizzare il nostro abilismo
E smettiamo di romanticizzare gli omicidi compiuti sulle persone disabili e neurodivergenti in quanto tali.
E smettiamo di romanticizzare gli omicidi compiuti sulle persone disabili e neurodivergenti in quanto tali.
Il 30 ottobre, a Montecitorio, la musicista e comunicatrice Marianna Monterosso riceve il Premio Standout Woman Award 2024 per il suo impegno nell’attivismo per i diritti delle persone autistiche, e pronuncia un discorso in cui parla, tra le altre cose, di invisibilizzazione della violenza di genere di matrice abilista e di disabilicidio:
Uccidere una donna disabile non è un gesto d’amore per porre fine alla sofferenza nostra o dei nostri caregiver.
Nel report Istat «Le molestie: vittime e contesto. Anno 2022-23» presentato a luglio 2024 non c’è un solo dato che fornisca una prospettiva sull’entità della violenza esercitata sulle donne con disabilità.
Come invece è noto, le persone disabili e neurodirvergenti subiscono almeno un doppio livello di discriminazione, quello associato al genere (sessismo) e l’abilismo, cui si sommano tutte le possibili altre intersezioni.
Un rapporto di Women’s Aid mostra come le donne con disabilità siano più esposte ad abusi da parte di partner, familiari e perfetti sconosciuti. Inoltre, come scrive Simona Lancioni su informareunh.it
è stato rilevato che gli abusatori spesso tendono a usare le disabilità delle donne come armi per agire un controllo su di loro, procurando loro un disagio mentale e fisico e, nel caso siano madri, il timore di perdere la custodia dei loro figli.
Premessa. In Google, disabilicidio:
Come quando è impiegato per delegittimare la scelta consapevole e volontaria di persone con disabilità che migrano in Svizzera per accedere al suicidio assistito, rivendicando per tutte e tutti il diritto a una legge sul fine vita in Italia e, quindi, a una morte dignitosa.
Questo non è disabilicidio!
art. 9 – Utilizzare il termine specifico “disabilicidio” per riferirsi a tutti gli omicidi compiuti sulle persone disabili e neurodivergenti in quanto tali, avendo cura di evidenziare la matrice abilista dell’atto.
Questa definizione è tratta dal Manifesto Anti-Abilista per la regolamentazione del linguaggio sulla disabilità su stampa, media e social media*, redatto dalla stessa Monterosso insieme a Marina Cuollo, Barbara Centrone e Flavia Pini per l’Intergruppo Parlamentare per i Diritti Fondamentali della Persona.
Il punto b dell’art. 10 dello stesso precisa anche l’importanza di evitare qualsiasi retorica:
b) che suggerisca, anche indirettamente, attenuanti e giustificazioni a chi agisce violenza su una persona disabile, ed evitare la romanticizzazione dell’atto di violenza.
Es: “la sofferenza/ stanchezza/ sopportazione del caregiver”, “difficoltà economiche nella cura”, “abbandono da parte dello Stato”, “depressione”, “è stato un atto estremo di amore/ liberazione dalle sofferenze della persona disabile/ neurodivergente”, ecc.
In un interessante articolo su informareunh.it del 18 Marzo 2023, in assenza di dati ufficiali, Simona Lancioni fa una ricerca e ci restituisce questi dati:
Dal 2011 ad oggi, su 50 casi di disabilicidi (tentati o riusciti) con 52 vittime
Incrociando questi numeri con i dati Istat su figlicidi e femminicidi, possiamo renderci conto che i disabilicidi sono principalmente
Anche nel disabilicidio c’è un problema di genere!
figlu
Il disabilicidio, sia esso figlicidio o femminicidio è spesso narrato, “giustificato” dall’opinione pubblica e riconosciuto a livello giuridico (con relative attenuanti) come “altruistico”, motivato cioè dalla convinzione che partner o genitore agisca per “porre fine alla sofferenza” della vittima, ma in assenza di scelta di una scelta di fine vita, con il consenso consapevole, informato e imprescindibile della persona con disabilità, si tratta sempre di omicidio con movente abilista.
Il Manifesto Anti-Abilista è strutturato sul modello del Manifesto di Venezia (documento deontologico di riferimento per una corretta informazione contro la violenza sulle donne) ed è uno strumento pensato per fornire alle giornaliste e ai giornalisti una guida per il rispetto delle persone con disabilità e neurodivergenti e per il contrasto all’abilismo nell’informazione contro ogni formadi violenza e discriminazione abilista attraverso parole e immagini.
Trattasi di un lavoro realizzato all’interno dell’Intergruppo Parlamentare sui Diritti Fondamentali della Persona da:
Per offrire uno strumento guida per realizzare un’informazione corretta, consapevole delle implicazioni culturali, sociali, giuridiche di una narrazione abilista che deresponsabilizza le istituzioni e la collettività.
Ne abbiamo bisogno.
Giornalista professionista e responsabile editoriale di Roba da Donne, scrive di questione di genere. Per Einaudi ha scritto il saggio "Libere. Di scegliere se e come avere figli" (2024). È autrice di "Rompere le uova", newsletter ...
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