Essere una donna non è facile nelle società occidentali, ma ci sono alcune culture e soprattutto alcuni governi per cui è ancora più difficile. Uno dei luoghi che ospita queste culture e questi governi è la Turchia, culla di un mondo dove stato e religione si mescolano indissolubilmente. La cronaca che vi raccontiamo oggi parte appunto da Istanbul, una città in cui alle donne è sconsigliato leccare il gelato.

Sì, avete letto bene. Lettera Donna racconta di un corso di stile dal titolo Come essere una donna a Istanbul organizzato dall’amministrazione di Bacilar – che si trova nell’area metropolitana di Istanbul e che è sotto il governo dell’Akp, il Partito della Giustizia e dello Sviluppo che fa capo al presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Il corso in questione dura due ore alla settimana e sulla carta assomiglia un po’ a quelle lezioni che vediamo nei film ambientati negli anni ’40-’50: in pratica sono previsti corsi su come camminare – non si sa se con tanto di libro sulla testa – come vestirsi, come parlare e come mangiare un gelato in pubblico, naturalmente senza leccarlo. E naturalmente non si deve parlare di argomenti personali al telefono, non si devono indossare abiti eccessivi o truccarsi al mattino, figurarsi alzare la voce. Il tutto per tutelare l’eleganza, la modestia e la pudicizia della donna.

Ora, potremmo anche concordare che per qualcuno leccare il gelato sia un’azione sexy: ma parliamo di situazioni di seduzione consapevole e consensuale. Evitare l’azione significa privarsi di un piccolo piacere quotidiano – soprattutto quando fa caldo – e in nome di cosa? Davvero parliamo di eleganza o c’è dell’altro? Per molte persone sì, c’è dell’altro: in tanti, sui social network hanno levato gli scudi su un’iniziativa che presenta un forte carattere sessista, che tende a limitare la poca libertà di cui godono ancora le donne turche. Anche volendola paragonare ai cosiddetti “corsi per signorine” degli anni ’50, non è che in Occidente la condizione della donna fosse valorizzata in quel periodo. A dimostrazione che a volte i consigli non sono solo consigli e che infrangerli significa dover fronteggiare uno stigma sociale anche molto pesante. Non si tratta esattamente di una novità per la Turchia di questi tempi. Nel 2014, il vicepresidente Bulent Arinc disse in campagna elettorale:

La donna saprà quello che è peccaminoso e quello che non lo è. Non riderà in pubblico. Non sarà seducente nel suo comportamento e proteggerà la sua castità.

La risposta delle donne turche all’epoca non si fece attendere: in tantissime pubblicarono sui loro canali social dei selfie che le ritraevano senza velo e sorridenti. La questione non è semplice, tanto più che non solo in Turchia ma in tutto il mondo occidentale stiamo assistendo a una risalita internazionale della misoginia a vari livelli. E la Turchia, geograficamente e culturalmente, è un ponte tra Est e Ovest, e al momento anche uno specchio di quello che potrebbe accadere in un escalation di sessismo.

Ok, magari quest’ultima frase sembra eccessiva, come fossi alla sinossi di un nuovo romanzo distopico di Margaret Atwood, ma per quello che può valere stiamo anche noi dalla parte delle donne turche. Un gelato è solo un gelato – e guai a farselo mancare, se lo si desidera e se la salute ci consente di mangiarlo – c’è qualcosa di molto sbagliato in un uomo – e ancora peggio in una donna – che ci vede dell’altro. E qualcosa di potenzialmente molto pericoloso se l’uomo o la donna in questione “sconsigliano” alle donne di mangiare quello che preferiscono come meglio preferiscono.

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