Amadeus si prepara a condurre il suo terzo festival di Sanremo consecutivo, e ha da poco annunciato i nomi delle co-conduttrici che lo affiancheranno sul palco dell’Ariston.

Ma sembra essere una tradizione consolidata della kermesse che le settimane precedenti al suo inizio siano caratterizzate sempre da qualche polemica: ricorderete quella inerente le poco felici parole del conduttore sulla presenza di Francesca Sofia Novello, banalizzata a essere semplice “compagna di”, mentre quest’anno la scintilla è scaturita dalla partecipazione della performer, artista, sceneggiatrice, pittrice Drusilla Foer, conosciuta per la partecipazione a Cr4-La Repubblica delle donne o al film di Ferzan Ozpetek Magnifica presenza.

Istrionica, forte, autoironica, intelligente senza disdegnare di essere talvolta sagace, Foer è esattamente la presenza di cui Sanremo necessitava per un sacco di ragioni: la prima, e forse più importante, è per rappresentare quel passo verso l’inclusività mancato nel Sanremo di Carlo Conti, quando le coccarde arcobaleno appese sulle stecche dei microfoni furono ignorate, come racconta Mario Manca in questo post, e di cui si sente tremendamente la mancanza soprattutto dopo l’affossamento del ddl Zan.

Drusilla Foer all’anagrafe è Gianluca Gori, fotografo toscano che ha plasmato, negli anni, la figura di questo alter ego a metà tra l’artista di cabaret anni ’40 e la nobildonna. Sul palco dell’Ariston porterà tutte le sue doti, le stesse che l’hanno resa un personaggio così popolare e amato fuori e dentro il Web, e che sicuramente le avranno fatto alzare le spalle di fronte alle polemiche.

Non attribuisco nessun valore alle aspettative altrui – disse in un’intervista per Donna Moderna – ho bisogno di ascoltare la loro voce, e magari accettare lati di me che non condivido. A volte posso essermi stata antipatica, ma non ho nessun timore di risultare antipatica. Ecco, credo che questa sia la differenza tra il pudore, che è una valutazione di cosa vogliamo tenere per noi stessi, una misura personale, e la vergogna, che è irrorata di paura del giudizio altrui.

Una risposta precisa, tagliente e schietta che ben potrebbe adattarsi ai titoli dei giornali che, mistificando deliberatamente il significato e l’importanza della sua presenza sul palco dell’Ariston, hanno ridotto il tutto alla banale sua definizione di “travestito”.

Fonte: Il Tempo

Ci sarebbe da spendere qualche parola anche su quell’attitudine, mai sopita, di attribuire alle donne co-conduttrici il semplificante aggettivo di “vallette”, ma passiamo oltre.

La bellezza di Drusilla Foer è del resto proprio quella: passare oltre. Volare più alto delle parole, delle frecciatine e delle polemiche, per immergersi nella curiosità verso il mondo e verso se stessa, la persona di cui ha ancora molte cose da scoprire; ad esempio

Che devo guardarmi come un soggetto che non ha solo un passato, ma può avere ancora molto: vita, progetti, incontri, emozioni, sfide, scoperte.

Quella di Sanremo sarà dunque la prossima.

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