Condannato all’ergastolo Alessandro Impagnatiello per il femminicidio di Giulia Tramontano

Arrivata la sentenza dalla Corte D'Assise a Milano per Alessandro Impagnatello, detenuto nel carcere di San Vittore dal giugno del 2023, per il femminicidio di Giulia Tramontano.

Nella Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, il Tribunale di Milano ha emesso una sentenza di ergastolo per Alessandro Impagnatiello, riconosciuto colpevole dell’omicidio pluriaggravato della compagna Giulia Tramontano. La donna, incinta di sette mesi, è stata brutalmente uccisa con 37 coltellate il 27 maggio 2023 nella loro abitazione a Senago.

Oltre alla pena massima, i giudici hanno disposto tre mesi di isolamento diurno e un risarcimento provvisionale alla famiglia della vittima: 200.000 euro ciascuno ai genitori e 150.000 euro rispettivamente al fratello e alla sorella di Giulia. Impagnatiello, rimasto impassibile durante la lettura della sentenza, è stato descritto come freddo e distaccato anche nel corso del processo.

Alla lettura della sentenza la madre di Tramontano, Loredana Femiano, è scoppiata in un pianto liberatorio: “Abbiamo perso tutto: una figlia, un nipote e la nostra vita stessa”, ha dichiarato la madre, mentre il padre ha aggiunto: “Non abbiamo vinto, abbiamo perso in tutto.”

Chiara Tramontano, sorella di Giulia, ha ricordato il carattere gentile della vittima: “Lei entrava in punta di piedi nella vita delle persone. Anche quando il suo cuore era distrutto, pensava a proteggere un’altra donna”. Rivolgendosi al pubblico, ha lanciato un appello per un’educazione sociale che inizi dalla famiglia, sottolineando la necessità di un cambiamento culturale per prevenire la violenza di genere.

Dopo il verdetto, la famiglia di Tramontano ha partecipato a un flash mob organizzato fuori dal Palazzo di Giustizia di Milano, esponendo uno striscione dedicato a Tramontano e al piccolo Thiago, il bambino mai nato. “Il vostro nome risuonerà nel tempo”, recitava il messaggio della famiglia, che ha ribadito l’importanza di costruire una società dove le donne possano vivere libere e al sicuro.

Secondo l’avvocato della famiglia, Giovanni Cacciapuoti, la sentenza rappresenta una consolazione relativa: “Almeno è stata evitata la beffa di una pena inferiore”. Il legale ha ricordato come la richiesta di ergastolo fosse stata sostenuta dalla famiglia fin dall’inizio, considerandola l’unica pena adeguata a un crimine così efferato.

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