Rifiuta di fare sesso con il professore, espulsa dall'Università: "Siamo in tante"

Un vero e proprio scandalo sta scuotendo il sistema di istruzione marocchino: decine di studentesse che da anni denunciano, invano, gli abusi subiti da parte di alcuni insegnanti, stanno iniziando a farsi sentire.

Da anni le studentesse marocchine denunciano, invano, gli abusi subiti da parte di alcuni insegnanti. Oggi la situazione pare stia cambiando e il Marocco è stato letteralmente invaso dall’ondata #MeToo sulle molestie sessuali nelle Università.

“Sono stata espulsa dall’Università un anno fa con il pretesto di aver copiato a un esame. La verità è che mi ero appena rifiutata di sottomettermi al ricatto sessuale di uno dei miei professori”, si legge sul South China Morning Post. A parlare è Nadia una studentessa marocchina di 24 anni che ha dato il via alla protesta.

L’Università Hassan I di Settat, vicino a Casablanca, dove è stata poi riammessa, è ora coinvolta in uno scandalo che coinvolge cinque professori. Uno di loro è stato condannato il 12 gennaio 2022 a due anni di reclusione per aver chiesto favori sessuali in cambio di buoni voti. È il primo verdetto di questo tipo ad essere emesso nei confronti di un insegnante, mentre gli altri quattro dovranno affrontare il tribunale nelle prossime settimane.

“Il mio caso non è stato isolato – ha detto Nadia. – Altre ragazze hanno sofferto cose simili ma nessuno ha voluto ascoltarci”. E infatti, ora sono decine le testimonianze che hanno invaso i social media nello stile del movimento #MeToo, incoraggiato dagli attivisti nella nazione conservatrice nordafricana, dove le vittime di violenze sessuali spesso tacciono e non sporgono quasi mai denuncia.

Uno scandalo, quello delle molestie sessuali, che ha scosso il sistema di istruzione del Marocco e si spera smuova le coscienze di un Paese che è ancora molto conservatore. “Le leggi esistono ma pochi ne traggono vantaggio”, ha spiegato a Elle France l’attivista Karima Nadir del collettivo Outlaws: “Nel 2018, dopo anni di acceso dibattito, è entrata in vigore una normativa che prevede, per la prima volta, pene detentive per atti ritenuti forme di molestia, aggressione, sfruttamento sessuale o maltrattamento”. Un testo pieno di lacune e che è ancora ritenuto “insufficiente” dalle femministe marocchine.

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