Federica Pellegrini, 34 anni, ha condiviso l’anticipazione della sua autobiografia, Oro, sulle pagine di Repubblica, dove racconta un difficile momento della sua vita.

Pellegrini, che ha passato gli ultimi due mesi in Asia per partecipare a Pechino Express insieme al marito ed ex allenatore Matteo Giunta, torna sotto i riflettori per la grande attesa del libro Oro, la sua autobiografia, di cui ha condiviso alcune pagine in anticipo dove parla del 2005, quando aveva 17 anni, e dei problemi che ha dovuto affrontare in quel periodo.

Parlando dei Mondiali di Montréal del luglio 2005, Federica Pellegrini ricorda: “Avevo investito tutto su quei Mondiali, dopo un anno schifoso. Volevo l’oro”, spiega l’ex campionessa. “Sarebbe stato il mio risarcimento. Purtroppo però ho un ritardo nelle mestruazioni pur prendendo la pillola… e il mio corpo non risponde, è fiacco… Faccio 1’58″73: argento. Vince la francese Solenne Figuès”.

Pellegrini racconta che, subito dopo l’argento, fermata per un’intervista, era scoppiata in lacrime. “Tutti mi attaccano perché ho pianto per un argento mondiale invece di essere felice. Nessuno capisce. Ma come avrebbero potuto se neppure io capivo?”, racconta Pellegrini. “Mi dibattevo come un pesce preso all’amo, avrei voluto soltanto scomparire… incapace di gestire lo stress. Non provavo alcuna indulgenza nei miei confronti. Ero rigida, non vedevo via d’uscita”.

La nuotatrice continua dicendo che qualche mese prima dei mondiali, poco dopo essersi trasferita a Milano, “avevo cominciato a ingozzarmi di cibo. Una volta mia mamma era venuta a trovarmi e se n’era accorta”.

L’atleta rammenta che, dopo aver mangiato tutto quello che poteva durante il giorno, vomitva la sera prima di dormire: “Lo facevo sistematicamente, ogni sera prima di andare a dormire… Vomitare era un po’ come ripulirsi la coscienza e anche la mia maniera di metabolizzare il dolore. Si chiama bulimia ma io non lo sapevo”.

L’angoscia e il rifiuto per il suo corpo, spiega Pellegrini, si è manifestato in particolar modo durante una presentazione di un servizio fotografico di Gérard Rancinan per SportWeek, in cui avevano convocato diversi atleti per trasformarli in animali, in maschere e modelli. Per Pellegrini avevano scelto una maschera veneziana, per onorare le sue origini.

Tutti mi guardano, è pieno di gente che vede quella che a me sembra una povera ragazzina grassa e brufolosa, truccata come una puttana, mezza nuda”, racconta Pellegrini. “Io sono un’atleta, perché mi hanno trasformato in una femme fatale? Ho solo diciassette anni, sono minorenne: a prescindere dalla mia condizione fisica, quella sessualizzazione del mio corpo è una violenza, mi umilia ed è assolutamente fuori luogo”.

Il giorno della presentazione delle foto è stato un momento pieno di angoscia per la campionessa, e per “passare inosservata” ha scelto di non truccarsi, di indossare una semplice camicia e un paio di jeans sformati, di legarsi i capelli con un elastico, e di fare il possibile per non essere notata. “Entro nella sala ed è peggio di quanto avessi immaginato”, ricorda Pellegrini. “Appese alle pareti ci sono le foto. Enormi. Gigantografie. Un incubo. Rimango pietrificata, vorrei coprirle in qualche modo, soprattutto quelle con il bikini in cui non vedo altro che i rotoli di grasso sulla pancia. Le pose languide, la seduzione, vorrei solo sprofondare, sparire, morire”.

Poi Federica Pellegrini spiega la difficoltà del vedersi per come era davvero. “In quegli anni io mi vedevo un mostro. Dismorfia. È la malattia per cui non riesci a vederti come sei davvero. Lo specchio riflette l’immagine prodotta dal tuo inconscio, dalle tue ossessioni. Quella che vedi non sei tu, ma la proiezione della tua paura, della tua insicurezza”.

Oro di Federica Pellegrini, edito da La Nave di Teseo, uscirà domani 16 maggio.

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