Anna Sviridenko, 40 anni, italiana di origini russe, dottoressa specializzanda in radiologia all’Università di Modena e Reggio Emilia, è stata uccisa dal marito 48enne Andrea Paltrinieri, che si è presentato nella notte di lunedì 10 giugno dai carabinieri di Modena con il cadavere della moglie rannicchiato nel bagagliaio del suo furgone.

L’ennesimo femminicidio, e l’ennesima narrazione sbagliata da parte della stampa, che da ieri continua a sottolineare i motivi dell’uomo, ovvero la richiesta da parte di Anna Sviridenko dell’affidamento esclusivo dei figli (accordatole dai giudici dal tribunale di Innsbruck, Austria), entrambi minorenni, con il focus su di lui, spesso senza neanche citare il nome della vittima. “Come la raccontate male”, hanno scritto con un post su Instagram gli esperti di Labodif, laboratorio di ricerca, formazione e consulenza con orientamento specialistico verso la valorizzazione delle differenze di uomini e donne. “Praticamente tutti i giornali ne danno notizia mettendo al centro quelle che non è affatto il centro. ‘Ci sarebbe una storia di figli contesi all’origine…’ È una narrazione intollerabile”.

L’ho uccisa, il cadavere è nel furgone qui fuori”, ha detto a un carabiniere del comando di Modena Andrea Paltrinieri, ingegnere, come riporta la stampa. L’uomo è stato arrestato in quasi flagranza per omicidio volontario aggravato e portato al carcere Sant’Anna, dove rimarrà in attesa dell’udienza di convalida davanti al gip.

Il cadavere di Anna Sviridenko è stato trovato nel bagagliaio del furgone di Paltrinieri e aveva la testa coperta da un sacchetto nero di plastica, stretto al collo con un filo elettrico plastificato. Sul collo della vittima, che è morta per strangolamento, è stata trovata anche una cintura stretta.

Il femminicidio sarebbe avvenuto nel momento in cui Anna Sviridenko si trovava a Modena per portare i bambini in Austria, dove la donna aveva raggiunto importanti obiettivi professionali in ambito medico. Sviridenko era dottoressa di Medicina nucleare all’ospedale di Innsbruck e lavorava anche al Policlinico di Modena, dove aveva vinto il concorso come specializzanda in radiologia.

La nostra comunità è devastata”, ha scritto Carlo Adolfo Porro, rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia. “Il femminicidio è un cancro che non possiamo più tollerare, una vergogna che macchia la nostra umanità e non ci sono mezzi termini per condannarla”.

Nella giornata di oggi, mercoledì 12 giugno, tutte le bandiere delle sedi universitarie saranno esposte a mezz’asta, in ricordo della donna.

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