Feto sottoposto a un intervento al cervello nell'utero: è la prima volta

Il problema, una rara condizione cerebrale nota come malformazione aneurismatica della vena di Galeno, è stato scoperto alla 30esima settimana di gravidanza durante l'ecografia, un mese dopo è stata eseguita l'operazione.

Un feto che si trovava ancora nell’utero è stato sottoposto a un intervento chirurgico al cervello, che si è reso necessario per trattare una malformazione aneurismatica della vena di Galeno (VOGM). L’operazione, che non ha precedenti a livello mondiale, è avvenuta alla 34esima settimana di gestazione da parte di un team di medici del Brigham and Women’s Hospital e del Boston Children’s Hospital.

Fino ad ora casi simili venivano curati subito dopo la nascita, ma questo inevitabilmente riduceva le speranze di un esito positivo, proprio per questo si è preferito agire in maniera tempestiva.

Le due grandi sfide da affrontare per chi ha la malformazione sono le lesioni cerebrali e l’insufficienza cardiaca immediata dopo la nascita – sono le parole del dottor Darren Orbach, radiologo del Boston Children’s Hospital ed esperto nel trattamento della malformazione aneurismatica della vena di Galeno alla CnnNonostante i progressi nella cura, il 50-60% dei bambini con questa condizione si ammala immediatamente. E tra questi sembra esserci il 40% di mortalità. Circa la metà dei bambini che sopravvive sperimenta gravi problemi neurologici e cognitivi”.

Il problema riscontrato dal feto è emerso alla 30esima settimana di gravidanza nel corso di un’ecografia di routine, un mese dopo, il 15 marzo 2023, è stato eseguito l’intervento, che ha avuto esito positivo. I due genitori, Derek e Kenyatta Coleman di Baton Rouge, Louisiana, hanno così deciso di affidarsi ai consigli dei medici e non possono che essere sollevati sapendo di avere fatto la scelta giusta. Due giorni dopo, il 17 marzo, è infatti nato il loro quarto figlio, Denver, alla 34esima settimana.

A distanza di quasi due mesi dal parto, il bimbo sta bene e non presenta alcun problema, non sembra esserci la necessità di altri interventi. “L’ho sentito piangere per la prima volta e non riesco nemmeno a esprimere a parole come mi sono sentita in quel momento – sono state le parole della mamma – Ci ha mostrato fin dall’inizio che era un combattente“.

Questo è stato il primo intervento di embolizzazione in utero su un feto con VOGM a 34 settimane e 2 giorni di età gestazionale. La ricerca scientifica in questo ambito non vuole però fermarsi qui: “Sebbene questo sia solo il nostro primo paziente trattato ed è fondamentale continuare lo studio per valutare la sicurezza e l’efficacia in altri pazienti, questo approccio ha il potenziale per segnare un cambio di paradigma nella gestione della malformazione della vena di Galeno in cui ripariamo la malformazione prima alla nascita e scongiurare l’insufficienza cardiaca prima che si verifichi, piuttosto che cercare di invertirla dopo la nascita – ha detto ancora Orbach – Ciò può ridurre notevolmente il rischio di danni cerebrali a lungo termine, disabilità o morte tra questi bambini”.

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