La figlia è in coma da mesi all’ospedale di Baggiovara, a Modena, e il padre ultraottantenne viene nominato dal giudice tutore della 40enne, incapace di esprimersi a fronte delle sue condizioni di salute. La nomina è avvenuta sulla base della nuova legge sul biotestamento, così come confermato dall’agenzia di stampa Ansa.it.

La decisione del giudice, dunque, stabilisce che – in mancanza di un biotestamento scritto – il tutore nominato (nel caso specifico il padre) può prendere decisioni sul malato incapace appunto di esprimersi, diventando così anche ‘interprete’ delle volontà della paziente in materia delle cure da affrontare o meno. Un passo avanti, una conquista per coloro che hanno proposto e voluto fortemente la legge sul biotestamento.

Ora il padre della donna, in quanto tutore, dovrà prestare il consenso informato, o il rifiuto, anche rispetto alle cure e ai trattamenti per la salute della figlia. Inoltre dovrà occuparsi degli aspetti patrimoniali, come la riscossione dello stipendio o della pensione. In tutto e per tutto sostituirà la figlia, incapace di comunicare e alimentata artificialmente.

Queste le parole di Donata Lenzi, prima firmataria della legge approvata dopo anni di attesa:

La decisione è stata presa in forza dell’articolo tre della legge sulle Dat, disposizioni anticipate di trattamento, che regola nel dettaglio il consenso informato per quanto riguarda i minorenni e le persone incapaci psichicamente. Se per i minorenni automaticamente decidono i genitori, a volte sentiti i figli più grandi,  per chi non è in grado di esprimere  un consenso si nomina un tutore, un amministratore di sostegno. In questo caso è stato il padre: la stessa cosa che avrebbe voluto anni fa Beppino Englaro per difendere le volontà di sua figlia Eluana.

Il giudice modenese, però, ha posto due condizioni: il padre dovrà decidere nel miglior interesse della figlia e dovrà impegnarsi a cercare nel passato le volontà espresse dalla 40enne sulle sue cure sanitarie e patrimoniali.

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