Sarebbero di Francesca Deidda i resti umani ritrovati dai carabinieri di San Sperate in un borsone abbandonato nei pressi di un albero, a poche decine di metri dalla vecchia Orientale Sarda. Solo la Tac e l’autopsia potranno stabilirlo con certezza, ma il sospetto che quel corpo in decomposizione possa appartenere proprio alla quarantatreenne, scomparsa lo scorso 30 maggio dalla sua abitazione a una ventina di chilometri da Cagliari, è molto forte.

Per il suo femminicidio, al momento, si trova in carcere per omicidio aggravato e occultamente di cadavere il marito, Igor Sollai che, dopo essersi inizialmente avvalso della facoltà di non rispondere di fronte al Gip, ha poi deciso di parlare per quattro ore. “Il nostro assistito ha risposto alle contestazioni, ricostruendo la vicenda – hanno detto i suoi avvocati, Carlo Demurtas e Laura Pirarba, fuori dal carcere di Uta – fornendo le informazioni su ciò che non torna, guardando anche mappe e fotografie”. Sollai ha ribadito al pm Marco Cocco che la moglie si sarebbe allontanata volontariamente, dichiarandosi innocente.

L’interrogatorio è stato poi sospeso perché proprio mentre era in corso è arrivata la notizia del ritrovamento dei resti, con Cocco che si è immediatamente recato a Sinnai, in località San Priamo, vicino al ponte romano dove già erano stati ritrovsti il bite dentale, l’accappatoio, il beauty case e alcune tracce di sangue di Deidda.

Francesca Deidda è scomparsa nel nulla dalla sua casa di San Sperate, e da allora di lei si sono perse le tracce, se non fosse stato per le comunicazioni telefoniche e per i messaggi inviati ad amici e parenti che, preoccupati, chiedevano lumi sulla sua sparizione.

Secondo i carabinieri e la Procura cagliaritana a rispondere a quei messaggi sarebbe invece stato proprio Sollai, che dopo aver ucciso la moglie e nascosto il cadavere, si sarebbe sostituito a lei prendendo possesso del suo smartphone.

A non convincere gli inquirenti le dichiarazioni rese ai carabinieri della compagnia di Iglesias subito dopo la formale denuncia di scomparsa della moglie, presentata dal fratello di Deidda e da una collega di lavoro. In primo luogo, a far dubitare gli investigatori proprio il fatto che la denuncia non fosse partita da lui, ma dal fratello della moglie, oltre alle “evidenze ottenute dall’analisi delle tracce informatiche lasciate dall’indagato, anche alla luce delle incongruenze esistenti nelle versioni fornite ai carabinieri sui giorni antecedenti la scomparsa della moglie”, in virtù delle quali è stato disposto il fermo nei suoi confronti.

L’uomo è risultato essere in possesso del telefonino di Francesca Deidda, e il suo uso pare fosse legato proprio al tentativo del marito di “sostituirsi a lei e mantenerla in vita agli occhi di amici e parenti, nel tentativo di convincere tutti che la sua sparizione fosse stata volontaria e collegata alla fine della relazione sentimentale”. Nei messaggi ad amici e parenti Sollai negava “con scuse sempre differenti, la possibilità di parlarsi direttamente al telefono”, fino ad arrivare alla mail di licenziamento spedita al datore di lavoro, in una call center di una società finanziaria.

Nessuno, però, ha creduto alla veridicità di quei messaggi, facendo partire le indagini per la scomparsa che hanno portato al fermo di Igor Sollari, con cui Francesca Deidda si era trasferita in paese dal 2012, dal vicino comune di Assemini.

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