Sembrano già soffiare venti favorevoli nella democrazia americana, e la cerimonia dell’insediamento di Joe Biden, il 46esimo presidente degli Stati Uniti, è il primo dei lunghi passi che sono previsti per riportare la Nazione “sopra la collina” e farle rivedere l’alba, citando i versi della giovane poetessa scelta per recitare la sua poesia durante il giuramento solenne, Amanda Gorman, uno dei primissimi volti a segnare in modo toccante la nuova era Biden-Harris.
Sono state tante le personalità presenti alla cerimonia, seppur molto diversa dal solito per via delle misure di contenimento previste a causa della situazione pandemica in corso. Tra queste spiccano molte donne, a partire da una delle protagoniste assolute, Kamala Harris, che Biden ha voluto al suo fianco in questo percorso, e che ha segnato la Storia diventando la prima donna vicepresidente degli Stati Uniti.
discorsi rilasciati nei mesi precedenti hanno già mostrato alla Nazione la direzione che prenderà con lei la futura vita americana. In particolare, quello tenuto in occasione della vittoria, nel novembre 2020, entrato nella Storia e diventato un manifesto che ha ricevuto una risonanza mediatica e social senza precedenti:
Sebbene io sia la prima donna a ricoprire questo incarico, non sarò l’ultima. Penso a intere generazioni di donne che hanno battuto la strada per questo preciso momento. Penso alle donne che hanno combattuto e sacrificato così tanto per l’uguaglianza, la libertà e la giustizia per tutti, comprese le donne afroamericane, spesso trascurate ma che spesso dimostrano di essere la spina dorsale della nostra democrazia.
Ogni sua scelta – da quelle linguistiche a quelle stilistiche – e ogni suo gesto portano la firma di un profondo impegno e sono un omaggio a un passato fatto di minoranze e integrazione. Il suo giuramento, sotto Sonia Sotomayor, la prima giudice ispanica della Corte suprema, è avvenuto su due Bibbie, una appartenuta a Thurgood Marshall, primo giudice afroamericano della Corte Suprema, e la seconda a Regina Shelton, vicina di casa e per lei una “seconda madre”. Il momento viene accolto da un’ovazione: si lancia in un applauso persino Mike Pence, vicepresidente uscente che, a differenza di Donal Trump, partito per la Florida poco prima della cerimonia, ha presenziato all’evento.
E anche se assente, Trump ha comunque trovato il modo di condizionare l’evento, stravolgendo uno dei riti tradizionali previsti in questa occasione solenne. Di norma, infatti, durante la cerimonia di insediamento, un addetto militare del presidente uscente consegna la valigetta nucleare – nota valigetta nera, o nuclear football, che consente al presidente degli Stati Uniti di lanciare un attacco nucleare – a un altro addetto militare subito dopo il giuramento, che la affiderà immediatamente al nuovo inquilino della Casa Bianca.
La decisione di Trump di disertare la cerimonia ha comportato un cambiamento della procedura, con notevole rischio in termini di sicurezza: la valigetta ha infatti “seguito” Trump fino in Florida ed è stata poi riportata a Washington da un addetto militare, ripartito subito alla volta del Campidoglio, dopo essere arrivato in Florida con il presidente uscente, il quale, a partire dalle 12.00 ora americana, con il giuramento del nuovo presidente, ha ufficialmente perso il potere di lanciare un attacco.
Presenti invece alla cerimonia, George W. Bush e la moglie Laura, Bill e Hillary Clinton e Barack e Michelle Obama. Michelle, ex First Lady, la prima di colore nella storia americana, rappresenta ancora una figura fondamentale, la cui attività e impegno costante sono stati e continuano a essere un faro in nome di una cultura dell’emancipazione femminile e dell’integrazione, di cui da sempre si fa portavoce.

L’evento sarà poi ricordato per aver fatto ascoltare la voce della poetessa 22enne Amanda Gorman, che in un intervento toccante ha recitato una sua poesia dal titolo The Hill We Climb, (La Collina Che Saliamo), ispirata in parte ai fatti di Capitol Hill del 6 gennaio scorso e un inno di speranza per celebrare un’America unita che possa ritrovare se stessa dopo il buio che l’ha dominata.

Ma sono molte le figure di spicco celebrate da questo nuovo volto della democrazia americana, in un’era che si professa già sin da ora di inclusione, unità ed emancipazione: ecco le principali nella gallery che segue.
Michelle Obama, Kamala Harris e le altre: l’America inclusiva rialza la testa
Fonte: dal web
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