Gianna Nannini è una delle cantanti più amate del panorama musicale italiano, con la sua voce graffiante e quell’anima da vera rocker che l’hanno resa, negli anni, una vera e propria icona per generazioni di ragazzi; eppure, presto l’Italia potrebbe perderla, perché Gianna ha confermato che a breve si trasferirà definitivamente in Inghilterra, assieme alla compagna Carla e alla piccola Penelope, la bambina avuta sei anni fa grazie alle tecniche di fecondazione assistita. E non lo fa certo perché non ami più il suo paese, tutt’altro, ma perché il suo primo pensiero, ora, naturalmente, è proprio quello di tutelare prima di tutto la figlia. Cosa che qui, con le leggi attualmente in vigore, non le è permesso.

La Gianna nazionale spiega tutto, decisione di emigrare compresa, in “Cazzi miei“, l’autobiografia, edita da Mondadori, uscita a novembre (disponibile su Amazon) e ribadisce il suo pensiero sui giornali. Nel Regno Unito la cantante senese potrà non solo sposare la compagna, ma anche, grazie alla stepchild adoption, là consentita, garantire a Penelope di avere sempre e comunque un genitore riconosciuto dalla legge. Cosa che maggiormente la preoccupava, e che l’ha spinta a scegliere Londra come nuova casa per la sua famiglia.

Mi ci trasferisco con Carla e Penelope – scrive nell’autobiografia – Non ci sono leggi, in Italia, che mi garantiscano cosa succederebbe a Penelope se me ne andassi in cielo. Quindi me ne vado in questo Paese, l’Inghilterra, dove sono rispettata nei miei diritti umani di mamma.

Ma c’è un altro motivo per cui la rocker sessantunenne ha deciso di andare nella capitale inglese.

Ho scelto di vivere a Londra perché così mia figlia può crescere senza preconcetti. Ho pensato di darle garanzie e rispetto. Allora (sette anni fa, all’epoca della gravidanza, ndr) da noi non c’erano nemmeno le unioni civili, figuriamoci la stepchild adoption. Londra è tutto il mondo, tutti i colori diversi che stanno assieme, ma gli inglesi son sempre stati ‘brexit ‘.

Del resto, Gianna sa bene di vivere in una situazione che spesso l’ha resa oggetto di critiche, e non vuole che la sua bambina sperimenti le medesime cose sulla propria pelle; e non ci riferiamo solo alla discriminazione ancora molto radicata, a dispetto delle paventate aperture mentali, rispetto alle coppie omosessuali, ma soprattutto alla sua maternità tardiva, su cui, già all’epoca della notizia della sua gravidanza, si erano  scatenate illazioni e giudizi, anche pesanti. Troppo vecchia per fare la mamma,  sostenevano in molti. Inutile dire che il tema della maternità sempre più spostata in avanti, over 40 se non addirittura over 50, è di un’attualità estrema e di una complessità davvero importante, equamente divisa tra il diritto di ogni donna di fare di tutto per riuscire a diventare madre, al tempo e nel momento in cui lei desidera, e quello di chi disapprova vedendo nelle gravidanze in età matura solamente una pura espressione di egoismo da parte delle donne.

Anche su questo punto, però, Gianna, criticata per essere rimasta incinta con l’ovodonazione a 54 anni (anche se il professor Severino Antinori, in un’intervista per La Stampa, la accusò invece di essere ricorsa a cure per aumentare la fertilità) nell’autobiografia esprime il proprio modo di vedere, basandosi su un concetto molto semplice.

La Bibbia parla di madri a 70 anni… Se Rod Stewart fa un figlio a 65 nessuno dice nulla. Invece con me si parla di questo e non della mia musica.

Come a dire, il sessismo serpeggia anche quando si parla di maternità.

Dunque dobbiamo prepararci a dire addio all’autrice di Fotoromanza e Meravigliosa creatura? Pare di no, che questo sia solo un arrivederci.

Mi manca la mia terra. Mi manca il mio vino. Tornerò prima o poi per vivere questo lato legato alla natura.

Ma per il momento, la tutela della piccola Penelope è l’unica cosa che conta.

 

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