Giorgia Soleri parla della diagnosi di ADHD: "Le bambine ADHD non disturbano"
L'influencer commenta un post di mammadimerda raccontando di aver ricevuto la diagnosi di ADHD tre mesi fa. "Ora capisco tante cose del mio percorso".
L'influencer commenta un post di mammadimerda raccontando di aver ricevuto la diagnosi di ADHD tre mesi fa. "Ora capisco tante cose del mio percorso".
Giorgia Soleri ha parlato di una diagnosi ricevuta circa tre mesi fa, quella di ADHD, ovvero deficit dell’attenzione e/o iperattività. L’influencer e modella, che da anni si spende nella sensibilizzazione su endometriosi, vulvodinia e fibromialgia, lo ha fatto nelle sue storie Instagram, ripubblicando e commentando il post di Francesca Fiore, alias mammadimerda, che ha condiviso sul proprio profilo social l’esperienza di sua figlia.
Soleri ha scritto
La potenza della diagnosi. Io ho avuto la mia a ottobre 2023, 3 mesi fa. Una diagnosi che ha il sapore dolce-amaro, perché ora capisco tante cose del mio percorso (scolastico e non) ma immagino come sarebbero potuta andare se questo strumento l’avessi avuto 10/15/20 anni fa. E fa male. ‘Le bambine ADHD non disturbano0. Grazie a Francesca Fiore e Sarah Malnerich, da una bambina non diagnosticata, che ora vive il peso di tutto ciò che non ha potuto essere.
L’ADHD rientra nella categoria dei Disturbi del Neurosviluppo, ovvero un gruppo di condizioni che esordisce generalmente nel periodo dello sviluppo e si caratterizza per deficit che causano compromissioni nel percorso scolastico, lavorativo, personale e sociale. In particolare, il disturbo da deficit dell’attenzione e/o iperattività si manifesta con livelli invalidanti di disattenzione, disorganizzazione e/o iperattività-impulsività e spesso, durante l’infanzia, si presenta in concomitanza con altri disturbi, quali il Disturbo Oppositivo-Provocatorio e il Disturbo della Condotta. Non è detto che scompaia una volta raggiunta l’età adulta.
Attualmente l’ADHD è stimata nel 5% circa dei bambini e nel 2,5% degli adulti, ma le percentuali potrebbero essere più alte, perché molto spesso diagnosticare il disturbo è complicato.
Rispetto alle cause che la determinano ci sono studi che hanno rilevato l’importante ruolo svolto dai fattori genetici, che incidono sui livelli di attività motoria, e si è ipotizzato che possa esserci una base ereditaria per il disturbo. Ma nell’eziologia del disturbo devono essere tenute in considerazione anche le variabili di natura biologica che si ritrovano in epoca prenatale o perinatale, le quali possono implicare danni cerebrali o difficoltà legate al decorso della gravidanza o del parto.
Nell’infanzia, a concorrere allo sviluppo o al peggioramento del deficit possono essere anche le interazioni conflittuali tra genitori e bambino.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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