Com’è morta Giulia Cecchettin: la dinamica del femminicidio. Turetta? “Potrebbe rifarlo”

Arrivano i primi dettagli dalle indagini sul femminicidio di Giulia Cecchettin, che sarebbe stata aggredita due volte da Filippo Turetta e morta dissanguata. Nel frattempo, il gip definisce lui "totalmente imprevedibile" e capace di "reiterare condotte violente nei confronti di altre donne".

La morte di Giulia Cecchettin, 105esima vittima di femminicidio in Italia dall’inizio dell’anno, ha scatenato un’ondata emotiva senza precedenti, che ha portato a cortei e manifestazioni in tutto il Paese, tesi a chiedere provvedimenti seri e immediati per arginare la piaga atroce dei femminicidi (nel frattempo, un’altra donna, Rita Talamelli, è stata uccisa, strangolata dal marito).

Al di là delle reazioni dell’opinione pubblica sul delitto, però, c’è ovviamente l’aspetto più “tecnico”, quello delle indagini, che in queste ore, dopo la scoperta del corpo della studentessa veneta sulla sponda del lago Barcis, stanno proseguendo senza sosta, soprattutto per ricostruire la dinamica di quelle ore in cui, dopo essere uscita di casa e aver cenato con il suo assassino, Giulia Cecchettin ha trovato la morte.

In particolare, la descrizione del gip Benedetta Vitolo di quanto fatto da Filippo Turetta, nel disporre la custodia in carcere per il ragazzo, parla di un’aggressione in due atti consumatasi con “inaudita ferocia”. Secondo il primo quadro dato dagli inquirenti, dopo essersi visti intorno alle 18 e aver cenato insieme al centro commerciale di Marghera, alle 23:18, quando Turetta riaccompagna Giulia Cecchettin a casa, avviene la prima lite, nei pressi dell’asilo di viale Aldo Moro. È proprio qui che il ragazzo avrebbe colpito con le prime coltellate la sua vittima, tanto che nell’area, oltre a tracce ematiche, è stato rinvenuto anche un coltello da cucina di circa 21 cm con il manico spezzato, che verrà esaminato per capire se è quello effettivamente usato per aggredire la ventiduenne. Le urla di Giulia Cecchettin, le sue richieste di aiuto, vengono udite anche da un residente.

11 minuti più tardi Filippo Turetta si sposta, portando Giulia Cecchettin nella zona industriale di Fossò; lei, seppur ferita, riesce a scappare, ma lui la riprende, scaraventandola a terra, in quei frame immortalati nel video delle telecamere di sorveglianza della fabbrica che si trova proprio lì, dove avviene la colluttazione. I carabinieri trovano altre tracce di sangue nell’area, e del nastro adesivo argentato, forse usato per non far gridare la vittima.

Turetta, sempre secondo quanto ricostruito dagli investigatori, avrebbe a quel punto caricato in auto il corpo esamine di Cecchettin, abbandonandolo dopo ore, tra le rocce della zona montana di Pian delle More, a due ore circa di distanza dal luogo in cui tutto è cominciato. Secondo il primo esame del medico legale Giulia Cecchettin è morta dissanguata, per emorragia, dopo aver tentato di difendersi.

Il gip del tribunale di Venezia ha inoltre fornito un profilo di Filippo Turetta che lo definisce “totalmente imprevedibile”, totalmente incapace di autocontrollo ma, soprattutto, capace di reiterare “condotte violente nei confronti di altre donne”. “[…] dopo aver condotto una vita all’insegna di un’apparente normalità – si legge nelle dichiarazioni del giudice – ha improvvisamente posto in essere questo gesto folle e sconsiderato”.

Il ragazzo si trova ancora in carcere in Germania, dove è stato fermato; per il rientro in Italia si aspetta che venga compiuto l’iter burocratico, il che potrebbe richiedere anche dieci giorni; “Siamo in contatto con l’autorità giudiziaria che è competente per territorio, quindi i passi diplomatici sono stati fatti – ha spiegato il procuratore capo di Venezia, Bruno Cerchi – Stiamo chiedendo il trasferimento in Italia del ragazzo; e questo è sottoposto alla procedura penale tedesca, che ha i tempi e i modi che sono lì previsti, di cui naturalmente dobbiamo tenere conto”.

Finora lui si è trincerato nel silenzio, nonostante le sue parole potrebbero essere determinanti per gettare luce sulla vicenda. Gli inquirenti, naturalmente, stanno cercando di valutare gli elementi finora in loro possesso per capire se possa essere percorribile l’ipotesi della premeditazione, perché un’eventuale pianificazione del delitto potrebbe aggravare la sua posizione in aula.

Il capo d’imputazione a suo carico, per ora, è passato da tentato omicidio a omicidio volontario, come confermato da Cerchi, il quale ha tuttavia specificato come si tratti di un’imputazione provvisoria: “Vanno fatti tutti gli accertamenti tecnici sui luoghi, sui reperti, sulla macchina, dobbiamo sentire la versione dei fatti di Turetta, e solo a quel punto si potrà fare un’imputazione più completa”. Allo stesso modo l’autopsia, che sarà effettuata all’istituto di Medicina legale di Padova, è sottoposta ai tempi tecnici del conferimento dell’incarico ai consulenti, della Procura e delle parti, per essere eseguita.

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