Iran, il boia uccide anche Majid Reza Rahnavard. Aveva 23 anni

Il giovane è il secondo manifestante giustiziato dopo Mohsen Shekari, entrambi ritenuti colpevoli di "inimicizia contro Dio" per avere partecipato alle proteste attive nel Paese. È stato impiccato nella città di Mashhad.

In Iran è stato impiccato il secondo manifestante, Majid Reza Rahnavard, condannato a morte il 23 novembre 2022 aver ucciso con arma da taglio due membri della forza paramilitare dei Basij, impiegata nella repressione delle manifestazioni anti-governative in corso nel Paese da metà settembre. A darne notizia l’agenzia di stampa della magistratura iraniana, Mizan.

Majid Reza Rahnavard aveva 23 anni ed era un wrestler con una grande passione per i viaggi, secondo quanto si legge su Twitter. Gholam Ali Sadeghi, capo della magistratura locale, ha ringraziato la polizia e gli agenti di sicurezza subito dopo l’esecuzione “per avere stabilito l’ordine e la sicurezza ed essersi occupati di rivoltosi e delinquenti”. Secondo quanto riferito dagli attivisti per i diritti umani, Rhanavard è stato duramente picchiato durante la detenzione. A causa delle violenze subite aveva anche riportato la frattura di un braccio.

Mohsen è stato giustiziato “per inimicizia contro Dio“, la stessa motivazione che è stata data per la morte del primo manifestante, Mohsen Shekari, anche lui arrestato nel corso delle proteste attive nel Paese e condannato il 20 novembre con l’accusa di “moharebeh“, una parola farsi che significa “guerra contro Dio“, accusa che comporta la pena capitale.

Il regime non sembra minimamente intenzionato a fermarsi ed è per questo che Mahmood Amiry-Moghaddam, fondatore dell’Iran Human Rights, l’Ong con sede a Oslo, ha espresso la sua indignazione per quello che sta accadendo in Iran: “Impiccano i ragazzi e le ragazze che hanno ferito o ucciso le loro guardie, anche per dare un segnale alle forze di sicurezza, stanche di rischiare la vita nelle strade” – sono state le sue parole al Correre della Sera.

Nella giornata di domenica 11 dicembre 2022, sarebbe stata decisa la pena capitale anche per l’ex calciatore Amir Nasr-Azadani, di 26 anni, e per il coetaneo attore teatrale Hossein Mohammadi. Entrambi, secondo i giudici della Repubblica islamica, sono considerati “traditori” perché hanno compiuto “atti di guerra” e minato la sicurezza del popolo (hanno partecipato ai numerosi cortei organizzati dopo la morte di Mahsa Amini), per questo meritano di morire.

Sulla base dei dati raccolti dalle Ong per i diritti umani, le vittime della repressione da metà settembre sono oltre 400, circa 60 di queste sono minorenni.

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