Il 25 maggio 2018 sarà una giornata storica per l’Irlanda visto che per la prima volta sarà chiamata a votare sull’attuale legge relativa all’interruzione di gravidanza. I cittadini irlandesi – in altre parole – dovranno dire sì o no all’aborto sulla scorta di una decisione presa dal Senato che ha approvato un disegno di legge, con 40 voti a favore e 10 contrari, per indire la consultazione tanto attesa, come riportato dai principali quotidiani italiani.

Nello specifico saranno 3 milioni i cittadini chiamati a decidere su questa tanto delicata quanto spinosa questione. Allo stato attuale, infatti, la legge sull’interruzione di gravidanza in Irlanda vieta l’aborto sulla base dell’ottavo emendamento della Costituzione che riconosce il diritto alla vita del nascituro. L’aborto è illegale anche nei casi di stupro, incesto e per problemi di feto.

Un provvedimento, istituito per legge nel 1983 e che prevede condanne fino a 14 anni di reclusione, che ha costretto migliaia di donne irlandesi ad andare all’estero per abortire. A confermarlo sono i dati del Ministero della Salute britannico secondo cui sono state oltre 165mila le donne che, tra il 1980 e il 2015, si sono recate nel Regno Unito per abortire visto che nel proprio Paese era illegale. Con questo referendum, dunque, si vuole superare questo problema. Solo nel 2016 – per renderci conto della portata del fenomeno – sono state 3.265 le donne irlandesi che si sono recate in Inghilterra e Galles con l’obiettivo ben preciso di aggirare il divieto imposto dal governo.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il caso di una donna indiana, Savita, che è morta in un ospedale di Galway a seguito di un aborto spontaneo. La donna aveva chiesto di abortire per le complicazioni della gravidanza: ma la legge gliel’ha vietato categoricamente, nonostante nel 2014, attraverso una legge votata in Parlamento, fosse stato stabilito che, in caso di pericolo di vita della donna, la gravidanza deve essere interrotta.

In Irlanda il vento è cambiato e a votare per l’abrogazione della norma saranno soprattutto i giovani, gli abitanti dei centri urbani e i ceti più benestanti.

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