Il piccolo Isaiah Haastrup è morto: staccata la spina

Il caso di Isaiah, bimbo inglese di 11 mesi con un grave danno celebrale dalla nascita, ricorda il caso di Charlie Gard: il bambino è morto dopo che i giudici inglesi hanno decretato, contro il volere dei genitori, che bisognasse staccare la spina.

È morto il piccolo Isaiah Haastrup di anno. Il bambino era stato al centro di una delle battaglie legali recenti fra medici e genitori sul diritto a ‘staccare la spina’ in Gran Bretagna e la sua storia ha ricordato quella di Charlie Gard.

King’s College Hospital di Londra ha eseguito l’ordine della magistratura inglese di procede con l’interruzione dell’assistenza dai macchinari che lo tenevano in vita, l’annuncio della morte del piccolo Isaiah è stata data dai genitori. Takesha Thomas e Lanre Haastrup avevano impugnato la sentenza inglese, così che rimanessero accese le macchine salva vita per qualche settimana in più, facendo ricorso alla Corte europea dei diritti umani che ha respinto la causa.

Il King’s College ha ribadito di aver assicurato al piccolo “il miglior trattamento” disponibile e ha reso omaggio alle sofferenze della famiglia.

Aggiornamento dell’8 Marzo, di seguito la notizia pubblicata il 30 gennaio 2018.

Vi ricordate la vicenda del piccolo Charlie Gard? La storia di Isaiah Haastrup la ricorda moltissimo, in quanto anche nel suo caso un tribunale ha deciso il suo destino, contro il volere dei genitori.  I giudici inglesi infatti hanno autorizzato l’ospedale King’s College di Londra a staccare la spina dei macchinari che tengono in vita Isaiah, di 11 mesi, nato il 18 febbraio 2017 con un grave danno celebrale che non gli permetterebbe di muoversi e respirare senza l’ausilio del respiratore.

I genitori del piccolo, mamma Takesha Thomas e papà Lanre Haastrup, ambedue di Londra e ambedue 36enni, non erano in aula quando il giudice ha comunicato la sua dolorosa decisione. È toccato ad Alistair MacDonald, del tribunale per i minori dell’Alta Corte di Londra, decretare il destino del piccolo Isaiah dicendo: “Sono certo che non sia nel migliore interesse del paziente continuare con l’accanimento terapeutico per tenerlo in vita. Questa, con grande tristezza, è la mia decisione

Il giudice ha spiegato nella sentenza che “non c’è alcuna speranza di ricovero o miglioramento vista la grave natura dell’atrofia cerebrale del cervello di Isaiah, continuare a tenerlo in vita sarebbe futile e gravoso”. Per i medici dell’ospedale infatti il cervello è “catastroficamente danneggiato” e una delle dottoresse che hanno seguito il piccolo afferma che sarebbe incapace di rispondere a qualsiasi stimolo. Nessuno può però sapere se il bambino in questo stato possa provare o meno dolore.

La famiglia si è opposta al giudizio della corte inglese contestando il verdetto, in una situazione molto simile a quella vissuta dalla famiglia di Charlie Gard. Mamma Takesha racconta ai media britannici: “Quando gli parlo reagisce lentamente, aprendo un occhio. Io vedo un bambino malato, che ha bisogno di amore e cure. Io lo amo e posso dargliele. Non è giusto affermare che non ha diritto di vivere”. Per il giudice gli atteggiamenti della famiglia per tenere in vita Isaiah “sono comprensibilmente, tristemente, pesantemente influenzati dalla voce lusinghiera della speranza”. 

I genitori hanno ora la possibilità di fare ricorso contro il verdetto all’Alta Corte inglese e lottare per non far staccare la spina ai medici. Inutile dire che le implicazioni morali siano innumerevoli e che, dopo il caso della famiglia Gard, anche quello di Isaiah contribuisca a mettere di nuovo sotto i riflettori il tema dell’eutanasia da applicare ai minori. Ogni giudizio esterno sembra, ovviamente, superfluo di fronte al dolore di questi genitori.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!