L’ISTAT, cioè l’Istituto Nazionale di Statistica, effettua periodicamente dei censimenti sulla popolazione, sull’industria, sui servizi, sull’agricoltura, diverse indagini economiche e sulle famiglie.

L’ ultima statistica resa pubblica riguarda il capitale umano: questo studio è stato definito come “informazioni sperimentali circa il valore monetario attribuibile allo stock del capitale umano”, e riguarda praticamente la capacità di generare reddito, presa in considerazione anche come  capacità di innovare. Uno studio promosso dall’Ocse per esaminare il livello di sostenibilità dei sistemi di welfare.

Queste statistiche sottolineano la grande differenza che c’è tra uomini e donne in Italia: il risultato, infatti, è pari a 435 mila per gli uomini e 231 mila per le donne. Praticamente la metà. Secondo l’Istat: «Il differenziale è da mettersi in relazione alle differenze di remunerazione esistenti tra uomini e donne, ma anche al minor numero di donne che lavorano e al minor numero di anni lavorati in media nell’arco della loro vita».

Quindi la differenza fra questi dati sarebbe da attribuire a due elementi:

  1.  le donne lavorano meno
  2.  le donne hanno una remunerazione minore.

Un dato interessante che ci ricorda come in Italia ancora non sia applicata davvero la parità fra i due sessi.

Per questo studio è stato utilizzato il modello definito di Jorgenson-Fraumeni, conosciuto per la sua semplicità. Secondo questo modello, infatti, viene considerato il valore attuale del reddito da lavoro lungo il ciclo di vita e si tengono in considerazione anche i possibili cambiamenti che può subire la retribuzione. Si tengono in considerazione, inoltre, il livello di istruzione, le condizioni di mercato, le tendenze demografiche, le varie tipologie di partecipazione alla forza lavoro e la mortalità.

I dati presi in considerazione si riferiscono al 2008 e prendono in considerazione la popolazione con età compresa tra i 15 ed i 64 anni. Questo vuol dire che lo studio non ha preso in considerazione in grande periodo di crisi che ha colpito l’Italia. Ciò però non giustifica la grande differenza che c’è fra l’universo maschile e quello femminile. A causa di questa statistica, l’Italia è ultima tra Stati Uniti, Canada, Francia, Spagna e Regno Unito, cioè gli stati che hanno deciso di aderire al progetto Ocse.

Secondo voi l’ Italia riuscirà mai ad arrivare alla vetta di questa classifica? Quando ci sarà la vera parità fra gli uomini e le donne?

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