Argentina, Javier Milei ha vietato "l’inclusione non necessaria del femminile da tutti i documenti"

Il nuovo presidente del Paese, appartenente alla destra ultraliberista e populista, ha proibito l’uso del linguaggio inclusivo all’interno dei documenti della pubblica amministrazione: una decisione in linea con le sue idee antifemministe.

Javier Milei si scaglia contro il linguaggio inclusivo: il nuovo presidente argentino, dell’estrema destra ultraliberista e populista, ha deciso di proibire l’utilizzo di “tutto ciò che riguarda una prospettiva di genere” nella pubblica amministrazione. A comunicarlo il portavoce del presidente, Manuel Adorni, il quale, durante la riunione del Consiglio dei Ministri di martedì, 27 febbraio 2024, ha dichiarato: “Per decisione del presidente Javier Milei, procederemo ad avviare un procedimento per vietare il linguaggio inclusivo e tutto ciò che riguarda la prospettiva di genere in tutta la pubblica amministrazione nazionale”.

Lo spagnolo, come l’italiano, prevede infatti due soli generi grammaticali e l’uso del maschile sovraesteso per indicare un gruppo di persone di diverso genere. Come in italiano, quindi, sono state molte le soluzioni proposte per rendere il linguaggio più inclusivo, a partire dall’asterisco e dalla schwa, passando per la ‘x’ e la ‘e’. Opzioni diffuse da tempo nei movimenti femministi ed LGBTQ+, e utilizzate ormai in diversi contesti nel linguaggio di tutti i giorni.

Una pratica alla quale il governo di Milais sta facendo ora dura opposizione: “Non sarà possibile utilizzare la ‘e’, la chiocciola, o la ‘x’”, al fine di “evitare l’inutile inserimento del femminile in tutti i documenti della pubblica amministrazione”, continua il portavoce, sostenendo che “la prospettiva di genere è stata utilizzata anche come business dalla politica”.

La decisione arriva a poche ore da un’altra dichiarazione, quella della Ministra della Sicurezza argentina, Patricia Bullrich, la quale ha vietato con un Boletín Oficial “l’uso del linguaggio cosiddetto ‘inclusivo’ nell’ambito del ministero della Difesa, delle Forze armate e degli organismi decentrati del dicastero”. Il focus sarebbe sulla lingua spagnola e sulle regole stabilite dalla RAE, la Reale accademia spagnola, le uniche ammesse nelle comunicazioni ufficiali del ministero. “Qualsiasi deviazione o snaturamento dello spagnolo che non sia standardizzato o approvato” può infatti, secondo la politica, “indurre a un’errata interpretazione di ciò che si desidera disporre o ordinare”.

In un articolo su ElDiarioAr, le attiviste e accademiche argentine Veronica Gago e Luci Cavallero hanno osservato come questa mossa, a pochi giorni di distanza dalla Giornata internazionale della donna, sia una provocazione ma anche un diversivo per la popolazione, al fine di distrarla dalle ultime manovre di governo:

Da un lato, la manovra diversiva è evidente. Si aspettano che il movimento femminista reagisca scandalizzandosi così da poter nuovamente contrapporre questione linguistica e necessità di cibo. Vogliono, ancora una volta, come amano fare i settori antifemministi, raccontare che il linguaggio sia questione di superficie, che sia un lusso eccentrico. Ma mostrano quanto a loro la cosa interessi e come sia per loro una vera e propria ossessione. Fanno questa legge nella stessa settimana in cui tolgono il fondo per l’integrazione socio-urbana che consentirebbe di investire in infrastrutture nei quartieri popolari con una prospettiva di genere. Lo fanno mentre continuano a negare il cibo alle mense e alle mense popolari.

Dall’altro lato, questo provvedimento è in linea con le idee antifemministe del nuovo governo argentino, insediatosi nel dicembre 2023, che ha da subito eliminato il ministero delle Donne, dei Generi e della Diversità declassandolo a sottosegretariato del ministero del Capitale umano, e determinando così una riduzione dei fondi di cui potrà usufruire.

Oltre a questo, Javier Milei vorrebbe anche modificare la legge Micaela, che si occupa della formazione sulla violenza di genere per chi lavora nel servizio pubblico e nel governo, e applicare restrizioni all’aborto, legalizzato soltanto nel 2020, oltre ad essersi espresso contro l’educazione sessuale nelle scuole e aver negato l’esistenza del gender pay gap in Argentina.

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