La storia di Jeannette Rankin, la prima donna eletta al Congresso americano

Fervente pacifista paladina dei diritti e del suffragio femminile, il 7 novembre 1916 ha ottenuto un seggio alla Camera dei Rappresentanti. È ricordata anche per aver votato, per due volte, contro l'entrata in guerra degli Stati Uniti.

Il 7 novembre è un giorno importante per le donne degli Stati Uniti: in questo giorno, nel 1916, Jeanette Rankin è diventata la prima donna ad essere eletta al Congresso, alla Camera dei Rappresentanti, per il Partito Repubblicano. Da sempre impegnata sul fronte politico e sociale, è stata una fervente pacifista ed è stata una figura determinante nel processo di approvazione del voto femminile. Per celebrare i 105 anni da questo traguardo, ripercorriamo la storia di una delle donne più influenti della politica americana.

Nata l’11 giugno 1880 a Missoula, nel Montana, era figlia di un’insegnante e di un allevatore. Laureatasi in biologia nel 1902, presso la Montana State University, ha deciso di seguire le orme della madre per qualche anno, diventando insegnante, per poi tentare altre strade come quella della sarta o dell’assistente sociale. Il suo impegno in politica è iniziato come studentessa volontaria in una campagna locale per il suffragio femminile nello stato di Washington. Da quel momento in poi, le battaglie per il voto alle donne sono diventate uno dei suoi obiettivi principali.

Jeanette Rankin è stata infatti una delle figure determinanti che hanno portato nel 1911 all’estensione del voto alle donne nello stato di Washington; dopo questa vittoria è tornata nella sua terra d’origine, il Montana, dove il suffragio è diventato universale soltanto nel 1914. Le sue lotte come attivista in favore delle donne hanno contribuito in gran parte alla sua elezione al Congresso, nel 1916: si tratta di un traguardo molto importante, considerando anche che in quel periodo nella maggior parte degli stati americani il voto femminile non era ancora concesso.

L’anno successivo, Rankin ha proposto alla Camera la creazione di un Comitato per il suffragio femminile, di cui lei sarebbe stata nominata leader; la sua idea è stata approvata, per poi essere bocciata al Senato. Fervente pacifista, è ricordata anche per i suoi storici voti contro la guerra: all’inizio del primo conflitto mondiale si è espressa contro la volontà degli Stati Uniti di entrare in guerra, ma lo sforzo bellico è stato approvato dal Congresso con 374 voti favorevoli e 50 contrari.

Negli anni della Grande Guerra, Jeanette non si è fermata, ma ha portato avanti le sue battaglie in favore delle donne e della pace. Rientrata in politica nel 1939, alla vigilia dello scoppio della Seconda guerra mondiale, Rankin è stata eletta nel 1941 per il suo secondo mandato. Dopo l’attacco a Pearl Harbor, il Congresso ha votato per l’entrata nel conflitto degli Stati Uniti: soltanto lei si è detta contraria, generando le proteste dell’intero Parlamento. Questo voto l’ha resa molto impopolare nel Partito Repubblicano, tanto da farle abbandonare la politica. Negli anni successivi, fino alla morte avvenuta nel 1973, non ha mai smesso di lottare per i diritti delle donne, ed è stata in India per conoscere da vicino Gandhi e la non violenza.

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