Ecco perché la Disney ha rivestito Jessica Rabbit
Nel parco divertimenti della California, il personaggio non indossa più l'iconico abito rosso, ma un impermeabile. Qualcuno parla di censura.
Nel parco divertimenti della California, il personaggio non indossa più l'iconico abito rosso, ma un impermeabile. Qualcuno parla di censura.
Anche Jessica Rabbit è finita sotto la “censura” che sta colpendo ormai moltissimi film e personaggi Disney. Una delle attrazioni di Disneyland, ad Anaheim in California, è Car Toon Spin, un tour durante il quale gli spettatori seguono le tappe della storia di Chi ha incastrato Roger Rabbit, film icona degli Anni ’80. Oggi il cartoon è stato sottoposto ad un restyling, dietro il quale però in molti hanno visto un intervento volto a coprire il corpo sexy e provocante del personaggio.
A subire il cambiamento è l’ultima scena del film: Jessica non viene più ritrovata nel bagagliaio di un’auto, al suo posto ci sono dei barili. Nella nuova versione del film, compare invece nei panni di un’investigatrice privata: l’idea è quella di eliminare la rappresentazione della donna come damigella in pericolo, che deve essere salvata da un uomo, e di renderla protagonista dell’azione. Quello che ha fatto più scalpore, però, è la decisione di cambiare anche il look di Jessica Rabbit, diventato ormai iconico. Via il lungo vestito rosso di paillettes, che lascia spazio ad un impermeabile, tipico degli investigatori.
L’obiettivo è quello di eliminare ogni forma di sessismo e maschilismo, modificando un personaggio femminile giudicato troppo sessualizzato e poco emancipato. Una sorta di censura che si inserisce nella ormai lunga serie di pellicole Disney che hanno ricevuto ogni tipo di accuse. Da quella di razzismo agli Aristogatti, dove il gatto siamese Shun Gon è rappresentato con tratti orientali stereotipati e le bacchette cinesi per suonare la batteria, alla polemica sollevata da Biancaneve, in cui il bacio dei principe azzurro è stato bollato come non consensuale.
Un intervento, quello sul personaggio di Jessica Rabbit, che fa molto discutere e fa riflettere su quale sia il confine tra il politicamente corretto e il voler trovare a tutti i costi qualcosa di sbagliato in film e cartoni animati usciti ormai da più di trent’anni.
Perennemente con la musica in sottofondo e un libro di Flaubert in borsa, amo le grandi città e i temporali. Da bambina volevo diventare una scrittrice di gialli. Collaboro con Roba Da Donne, DireDonna e GravidanzaOnLine.
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