Joanna Kirchner, decapitata dai nazisti, ai figli: "Credo in un futuro per voi"
Decapitata dai nazisti per "alto tradimento", la socialista Joanna Kirchner lasciò scritto ai figli: "Credo in un futuro migliore per voi"
Decapitata dai nazisti per "alto tradimento", la socialista Joanna Kirchner lasciò scritto ai figli: "Credo in un futuro migliore per voi"
“Non piangete per me, credo in un futuro migliore per voi”. Queste le ultime parole scritte ai figli di Joanna Kirchner, una tedesca antinazista che fu decapitata a Berlino dai soldati di Hitler un anno prima della fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1944.
Proveniente da una famiglia socialdemocratica di Francoforte a soli 14 anni Joanna Kirchner entrò a far parte della Gioventù Operaia Socialista, diventando in seguito membro del Partito Socialdemocratico Tedesco. Si batté a lungo per la tutela dei bambini bisognosi (di cui erano piene le strade in quegli anni difficili) e per la difesa dei diritti delle donne.
Dopo la Grande guerra, in particolare, erano moltissimi i bambini rimasti orfani che non avevano né cibo né vestiti e non frequentavano la scuola. Dimostrando grande forza d’animo e determinazione, Joanna Kirchner riuscì a trasferire gran parte di loro in Svizzera, dove avrebbero potuto ricevere le cure di cui necessitavano.
Con l’ascesa al potere di Hitler, Joanna Kirchner dovette allontanarsi dalla sua amata casa in Germania e si rifugiò in Francia, dove collaborò assiduamente con diversi esuli tedeschi antinazisti. Nel 1942, però, fu catturata dal regime collaborazionista di Vichy e consegnata ai soldati di Hitler.
A causa della sua condotta considerata sleale verso il suo Paese dai nazisti, Joanna Kirchner fu in un primo momento condannata a 10 anni di lavori forzati e trasferita nella prigione di Cottbus, dove strinse amicizia con diverse donne apertamente antifasciste. Queste significative amicizie aiutarono molto Joanna Kirchner a far fronte ai terribili anni passati in quella prigione. Tuttavia, nel 1944 fu nuovamente processata dal regime e stavolta il tribunale la condannò a morte.
Fu decapitata nella prigione di Plötzensee a Berlino. La sentenza accusava Kirchner di essersi macchiata di “alto tradimento” e di aver raccolto e comunicato in segreto “informazioni culturali, economiche, politiche e militari” del suo Paese.
Poco prima di morire, Joanna Kirchner lasciò scritto ai figli: “Tenete a mente le parole di Goethe: ‘muori e diventa’. Non piangete per me. Credo in un futuro migliore per voi”.
Come tributo al suo coraggio, dal 1990, la città di Francoforte sul Meno (città natale di Kirchner) assegna ogni anno la medaglia Johanna Kirchner a coloro che combattono contro l’oppressione, la tortura e l’omicidio.
Giornalista sulle nuvole, i miei grandi amori sono i libri, il cinema d'autore e gli animali. Sepulveda e Tarantino: le mie ossessioni.
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