Perché le donne nere muoiono di parto più delle bianche (che comunque non stanno benissimo)

Cosa può fare Harris per i diritti riproduttivi negli Stati Uniti? La domanda è lecita perché, come scrive Lisa Lerer, corrispondente del New York Times e co-autrice di "The Fall of Roe": "Non esiste una bacchetta magica per riportare indietro Roe"; ma anche perché l'auspicio di molte attiviste tra cui Laurie Bertram Roberts, fondatrice del "Mississippi Reproductive Freedom Fund" è che Harris possa cambiare completamente il dibattito e "andare oltre Roe che era il pavimento, non il soffitto" (un po' come la nostra legge 194, per inciso!). 

Mettiamoci in agenda il fatto di affrontare, a breve, anche il tema del perché molte persone nere (e pure molte femministe) stanno dicendo che voteranno per Kamala Harris ma solo perché, tra le opzioni, è “la meno peggio”. Perché bisogna pur entrare nel merito delle istanze pro-Pal e del movimento Black Lives Matter che la candidata dem ha già disatteso. Ma non ora.

Mentre il mondo discute sul duello tv Harris-Trump, in cui lei ha messo bene in chiaro di non essere Biden, incassando pure il prezioso endorsement di Taylor Swift, proviamo a fare un passo indietro: a quando Kamala Harris era senatrice per gli Stati Uniti della California (2017-2021). Perché? Per provare a capire insieme cosa significherebbe la presidenza di Kamala Harris per i diritti riproduttivi negli Stati Uniti.

Da senatrice, Harris ha introdotto il Maternal CARE Act (22 maggio 2019) e il Black Maternal Health Momnibus Act (3 ottobre 2020) allo scopo di fornire risorse agli Stati per

porre fine alla morbilità e mortalità prevenibili nell’assistenza alla maternità, mettere in atto miglioramenti qualitativi per proteggere la salute delle madri durante la gravidanza, il parto e nel post-partum e per ridurre la mortalità neonatale e infantile, per eliminare le disparità razziali nelle conseguenze sanitarie, eccetera.

In particolare, nel corso della sua carriera Harris ha messo più volte l’attenzione sulla salute materna delle donne nere, come ribadito nei mesi scorsi anche alla convention nazionale dell’Alpha Kappa Alpha Sorority Inc:

Le donne in America muoiono di parto più che in altri Paesi del mondo ad alto reddito.
E le donne nere hanno tre volte più probabilità di quelle bianche che ciò accada.

Perché la mortalità materna perinatale è così alta?

I dati mostrano che negli Stati Uniti muoiono più donne durante il parto che in qualsiasi altra nazione ricca. Per intenderci:

nel 2022, ci sono stati 22,3 decessi materni ogni 100.000 nati vivi, il doppio o il triplo dei tassi di paesi simili “ad alto reddito”.

Perché? I ricercatori dell’Università del Colorado hanno stimato che i tassi di mortalità materna aumentano man mano che vengono messe in atto più restrizioni al diritto di aborto. 

Una situazione catastrofica se si considera che sono 21 gli Stati che hanno vietato o limitato l’aborto a livello nazionale dopo l’annullamento nel 2022 della Roe vs. Wade, la sentenza del 1973 considerata una pietra miliare nella giurisprudenza statunitense sul dritto all’aborto. Nonché un monito che risuona (o dovrebbe) in tutti i Paesi che negli ultimi anni stanno mettendo in atto politiche antiabortiste, tra cui l’Italia.

Ma veniamo all’altra questione:

Perché le donne nere o comunque non bianche muoiono di più?

Secondo un rapporto dell’aprile 2023 dei Centers for Disease Control, circa il 40% delle madri nere, ispaniche e multirazziali ha dichiarato di essere stata discriminata durante l’assistenza alla maternità. Tra le ragioni per cui le donne nere hanno quasi tre volte più probabilità di morire rispetto alle donne bianche ci sono:

  • la maggiore povertà che equivale a mancanza di copertura sanitaria,
  • l’insufficiente assistenza post-partum
  • e la discriminazione razziale.

Su quest’ultimo punto, è importante dire che il pregiudizio razziale miete vittime in tutti i reparti di maternità occidentali. Italia compresa (altro tema da mettere in agenda!).

Il duello Trump-Harris sull’aborto

Nel dibattito del 10 settembre, Harris ha promesso di continuare la lotta per il ripristino del diritto all’aborto, con ben altra convinzione di Biden, affondando senza giri di parole sul ruolo di Trump nella nomina di giudici conservatori alla Corte Suprema, e senza risparmiare immagini forti:

Ho parlato con le donne in tutto il nostro Paese. Vuoi dire che ‘questo è ciò che voleva la gente’? Una donna incinta con un aborto spontaneo in corso alla quale viene negata l’assistenza in pronto soccorso, perché gli operatori sanitari hanno paura di andare in prigione, e sanguina in auto nel parcheggio?

E ancora, parlando di survivor a stupro o incesto che non hanno accesso all’aborto:

Capisci cosa significa? Una sopravvissuta a un crimine di violazione del proprio corpo non ha il diritto di prendere una decisione su cosa accadrà al proprio corpo da lì in avanti

Ma qui sta il limite del discorso di Harris che, forse per conquistare il voto dei dem più conservatori (e pure di alcuni repubblicani), ha insistito sullo stereotipo dell’aborto come scelta sempre dolorosa.

Ma quindi:

Cosa può fare Harris per i diritti riproduttivi negli Stati Uniti?

La domanda è lecita perché, come scrive Lisa Lerer, corrispondente del New York Times e co-autrice di The Fall of Roe:

Non esiste una bacchetta magica per riportare indietro Roe. Ripristinare i diritti federali all’aborto richiede l’ottenimento di un ampio sostegno al Senato, il che sarà impossibile se i democratici perdessero il controllo della camera.

D’altra parte, l’auspicio di molte attiviste tra cui Laurie Bertram Roberts, fondatrice del Mississippi Reproductive Freedom Fund è che Harris possa cambiare completamente il dibattito e andare oltre Roe che

era il pavimento, non il soffitto’

(un po’ come la nostra legge 194, per inciso!). 

Va anche detto che le idee di Harris in tema di assistenza all’infanzia e congedo parentale retribuito sono ben diverse, e più progressiste, di quelle di Biden, come si evince dal Blueprint for Addressing the Maternal Health Crisis, il progetto per affrontare la crisi della salute materna annunciato da Harris nel 2022.

Sta di fatto che al momento siamo in tante a guardare a Harris che, se eletta:

oltre a essere la prima donna presidente e prima donna nera a ricoprire quel ruolo,
sulla carta potrebbe essere, se non la luce in fondo al tunnel, almeno un faro in tema di diritti riproduttivi. 

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