Karen Carpenter e l'anoressia nervosa che la uccise a 32 anni

Karen Carpenter, la celebre cantante e batterista del duo The Carpenters, morì a 32 anni nel 1983 a causa dell'anoressia nervosa. La sua storia è stata raccontata in un recente libro, "Lead Sister: The Story of Karen Carpenter".

Sono passati 40 anni da quando Karen Carpenter, membro del duo canoro The Carpenters (di cui faceva parte anche in fratello Richard) molto famoso tra gli anni Sessanta e Settanta, è morta a causa dell’anoressia all’età di 32 anni.

La lotta di Karen contro l’anoressia nervosa, che ebbe inizio negli anni ’70 e si concluse con la sua prematura scomparsa nel 1983, è il soggetto di un’approfondita biografia intitolata Lead Sister: The Story of Karen Carpenter.

Nella sua biografia, l’autrice Lucy O’Brien reinterpreta la vita di Karen Carpenter come quella di una pioniera nell’industria discografica, in un periodo in cui era dominata dagli uomini, fornendo nuove prospettive sulla sua tragica lotta con l’anoressia, una malattia di cui all’epoca si sapeva ancora poco.

In un estratto significativo, Karen, rendendosi conto che la sua malattia stava prendendo il sopravvento, decide di chiedere l’aiuto di un gruppo di professionisti di New York nel 1982. “La volontà di Karen di mettere da parte tempo e denaro ha mostrato il suo livello iniziale di impegno nei confronti della terapia”, ha scritto l’autrice Lucy O’Brien nell’estratto pubblicato da The Hollywood Reporter.

Il professionista che la seguiva era Steven Levenkron, che da anni cercava di sviluppare un trattamento efficace per quella malattia.

“I suoi comportamenti compulsivi si erano sviluppati nel tempo, quindi [Steven] sapeva che ci sarebbe voluto un po’ per rimuoverli. In una delle loro prime sessioni discusse con Karen di cosa stava prendendo per espellere il cibo e lei ammise, dicendo che poteva ingerire più di 90 Dulcolax [lassativi] alla volta.

Oltre ai lassativi, Karen confessò di consumare 10 compresse di Synthroid al giorno, un farmaco per la tiroide noto per accelerare il metabolismo. Un’abitudine pericolosissima, dal momento che un’eccessiva assunzione di farmaci per la tiroide può portare a coma, convulsioni e attacchi cardiaci. Levenkron finì col sequestrarle questi farmaci e chiuderli nel cassetto del suo ufficio.

In teoria, Karen era determinata a superare l’anoressia, ma fin dall’inizio comprometteva il suo trattamento in segreto. L’ufficio di Levenkron, situato sulla East 79th Street, distava 19 isolati dal Regency Hotel, tuttavia, anziché risparmiare energia prendendo una limousine, Karen preferiva fare una veloce passeggiata lungo Madison Avenue, bruciando calorie durante il tragitto.

Dopo aver fatto colazione, correva in bagno per assumere i lassativi Dulcolax. Durante la seduta faticava a rilassarsi, rimanendo costantemente in piedi e in movimento nel tentativo di perdere peso.

Nel settembre del 1982, Karen Carpenter si accorse di irregolarità nei battiti del suo cuore e venne ricoverata in terapia intensiva presso l’ospedale Lenox Hill nell’Upper East Side. Pesava appena 35 chili e soffriva di una grave disidratazione. Il suo “tratto digestivo era così danneggiato che doveva essere nutrito con una flebo”.

“Anche se aveva resistito a lungo all’aumento di peso, una volta ricoverata in ospedale Karen si è lasciata curare. Nelle sette settimane successive ha guadagnato 9 kg, prima con la nutrizione endovenosa e poi mangiando piccoli pasti,” ha scritto O’Brien.

Una volta dimessa dall’ospedale pesava 45 kg e decise di interrompere la terapia con il dottor Levenkron. Ricominciò quindi la sua vita di sempre tornando a esibirsi con il fratello. Sembrava andare tutto bene quando il 4 febbraio del 1983 i suoi genitori la trovarono sdraiata sul pavimento nella sua casa d’infanzia. La causa della morte è stata attribuita alla “cardiotossicità dell’emetina dovuta o conseguente all’anoressia nervosa”.

Karen lasciò tutto nel suo testamento al fratello, che curò la pubblicazione di 14 compilation dei Carpenters e quattro dischi postumi. Tra di essi, c’era anche il disco solista di Karen, pubblicato nel 1996.

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