Li chiamano “killfie”, e il motivo è fin troppo chiaro: stiamo parlando dei selfie killer, quelli che mietono vittime in ogni parte del mondo. È ormai diventata una moda cercare di scattarsi una foto nelle situazioni più estreme e pericolose, mettendo a repentaglio la propria vita.

E in alcuni drammatici casi le conseguenze sono fatali. La necessità di immortalare ogni momento della nostra giornata è andata via via crescendo, fino a trovare uno sbocco tragico. Sono molte le persone che sentono il bisogno di documentare le proprie “imprese”, avventandosi in rischi di cui spesso non conoscono neanche le conseguenze.

Uno degli ultimi casi di cronaca nel nostro Paese riguarda proprio questo delicato argomento. Due ragazzi, Luigi Visconti (39 anni) e Fausto Dal Moro (36 anni) si sono schiantati sull’autostrada A1 mentre andavano a 220 km/h per recarsi a un party. Poco prima di morire nel tragico impatto, i due amici avevano girato un breve video da pubblicare sui social, per mostrare ai follower la loro “bravata”.

Nel Rapporto Italia 2019 dell’Eurispes sono raccolti i dati che riguardano questi selfie killer, dati che emergono da uno studio dell’India Institute of Medical Sciences di Nuova Delhi:

“In 6 anni, tra l’ottobre 2011 e novembre 2017, nel mondo sono state 259 le persone rimaste uccise nel tentativo di scattarsi un selfie per il gusto di sperimentare un’esperienza estrema e il piacere di rendere pubblica l’immagine di sé attraverso i social”.

In particolare, sono gli uomini a morire più frequentemente per un selfie: sono infatti 153 le vittime di sesso maschile degli ultimi 6 anni, contro le 106 donne che hanno perso la vita nello stesso periodo. Le fasce d’età che mostrano la più alta incidenza sono rispettivamente quelle comprese tra i 20 e i 29 anni (106 vittime) e tra i 10 e i 19 anni (76 vittime): insieme, rappresentano il 70,3% del totale di coloro che sono morti per scattarsi una foto. Le seguenti fasce raccolgono invece numeri molto più bassi: sono 20 le vittime di età compresa tra i 30 e i 39, altre 2 se ne contano nella fascia d’età 50-59 anni e 3 in quella di 60-69.

In che modo si muore per un selfie? Lo studio indiano ha analizzato le cause che hanno portato al tragico epilogo, individuando 137 incidenti mortali, dei quali l’84% riguardante i giovani nella fascia d’età tra i 10 e i 29 anni. C’è chi sfida la legge di gravità e chi si lancia a tutta velocità in strada, chi sottovaluta i rischi dell’acqua e chi gioca con il fuoco. Il rapporto Eurispes ha così elencato le cause più frequenti di morte per selfie:

“In particolare, 70 persone sono annegate, 51 sono rimaste vittime di incidenti legati a mezzi di trasporto, 48 sono state le cadute sfidando la legge di gravità; 48 persone sono rimaste bruciate, 16 fulminate da scariche elettriche, 11 colpite da arma da fuoco, 8 vittime di attacchi da parte di animali selvatici.

Per quanto riguarda gli incidenti: 41 sono avvenuti per caduta da altezze estreme come palazzi, montagne, scogliere, 32 per annegamento, 13 per folgorazione, 7 causati da animali selvatici, 1 a causa del fuoco, 11 per arma da fuoco, 28 sui mezzi di trasporto. In quest’ultimo caso, i treni detengono il primato”.

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