“Meno male che Silvia è dimagrita un po’“: la frase nel libro dei compiti per l’estate
"Per fortuna è dimagrita". Cosa accade se è un libro di testo scolastico a perpetuare pericolosi stereotipi estetici?
"Per fortuna è dimagrita". Cosa accade se è un libro di testo scolastico a perpetuare pericolosi stereotipi estetici?
Non è la prima volta che un libro di testo scolastico “inciampa” su cose riguardanti il genere o l’aspetto delle persone, compiendo errori che solo all’apparenza possono sembrare banali, ma che in realtà rischiano di formare idee sbagliate nella mente degli alunni.
Come quella, ad esempio, che ci siano compiti ben precisi spettanti a mamme e papà per quanto riguarda l’amministrazione della casa, che i colori abbiano un genere oppure, come nel caso di cui parliamo, che ci sia un determinato aspetto fisico da mantenere.
È quello che si legge nel libro Andiamo alle superiori, di Singuaroli, edito da Scolastiche Bruno Mondadori Editore e pensato per i ragazzini delle scuole medie, che ha attirato l’attenzione della regista Maruska Albertazzi, da sempre molto impegnata nel tema dei disturbi alimentari, che su Instagram ha scritto un post rispetto a due degli esercizi proposti nel libro.
Volevo pubblicare una mia bella foto coi capelli al vento, ma ci sono cose più importanti – scrive Albertazzi – Questo è un libro di testo per le scuole medie.
Le frasi riportate mi sono state segnalate da una di voi.
Credo che le immagini parlino più di qualsiasi mia parola.
Ci lamentiamo che i disturbi alimentari crescano nelle nuove generazioni, diamo la colpa alla pandemia, ai social, ai genitori, alle amiche e non vediamo l’ovvio: siamo talmente immersi nella cultura della dieta e del magro a tutti i costi che non cogliamo la drammaticità di queste frasi inserite in un testo per le scuole.
‘Se non dimagrisci, non ti andrà bene più nulla’. Roba da sito pro-ana. Roba da profilo segnalato e sospeso. È lì. In un libro di testo.
Io domani scrivo al Ministero della Pubblica Istruzione. E lo taggo in questo post.
Insomma, mentre si cerca, a fatica, di ragionare secondo nuovi valori all’insegna della body positivity, e di proporre di conseguenza nuovi modelli per le giovanissime e i giovanissimi, che includano corpi e forme diverse e non si fermino ai soli e soliti modelli proposti da giornali e social, nel contempo proprio nei luoghi in cui questo genere di educazione, più di tutti, dovrebbe essere diffuso, vengono riproposti cliché e stereotipi banalizzanti. E pericolosissimi, visto che è come se si volesse dire a ragazzi e ragazze che “magro è bello” e che dimagrire “è una fortuna”. Senza spiegare che non è vero in senso assoluto, che i discorsi legati alla salute sono diversi dai discorsi legati alla pura estetica e senza approfondire temi che non possono, per ovvie ragioni, essere analizzati in un contesto del genere, nel giro di poche righe su un libro di testo.
A discolpa dell’editore, val la pena sottolineare che, dopo la denuncia di Maruska, la Bruno Mondadori ha fatto mea culpa annunciando che correggerà le infelici frasi; certo, sarebbe stato meglio pensarci prima, ma una scusa e il cambio in extremis sono sempre meglio di un pericoloso silenzio che potrebbe normalizzare qualcosa che, di fatto, normale non è.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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