In Afghanistan la situazione si sta facendo davvero drammatica per le donne, nonostante le loro eroiche proteste per non perdere tutti i diritti acquisiti in questi anni; i talebani rispondono alle loro manifestazioni pacifiche con le armi e la violenza, e sembrano andare lentamente persi tutti i progressi fatti dal 2001 in poi.

Anche le donne occidentali si schierano dalla parte delle afghane, come la giornalista del Tg3, inviata nel Paese, Lucia Goracci, che “sfida” i talebani chiedendo a uno di loro, durante il suo reportage andato in onda nell’edizione delle 19 l’8 settembre: “Ma perché non mi guarda mai quando mi parla?”.

La risposta dell’uomo, non rivolta direttamente a lei, è “Non mi è permesso parlare con le donne”.

Sembra davvero di essere tornati indietro nel tempo, purtroppo: donne e uomini divisi da una tenda bianca all’università, donne con il burqa, con il divieto di fare sport; la mano dei talebani è tornata ad abbattersi su ogni aspetto della vita sociale della popolazione femminile, prendendo sempre più piede, tanto che adesso la nuova legge impone anche di far conoscere in anticipo il contenuto di cartelli e slogan delle manifestazioni, che in caso contrario non saranno autorizzate. Cancellati anche i murales dalle pareti di Kabul, sostituiti da scritte come “Con l’aiuto di Dio abbiamo sconfitto l’America”.

L’accordo fatto dagli Stati Uniti e da tutta la comunità internazionale ha consegnato l’Afghanistan nelle mani di un gruppo terrorista – dice un uomo nel servizio di Goracci – Protestare, scendere in piazza, ecco cosa faremo.

Le immagini che arrivano da Kabul e dalle altre città afghane sono terribili, come testimoniano anche i video che, negli scorsi giorni, ci ha inviato Tahmine, una giovane artista che vive nella capitale.

Nel frattempo l’ONU ha convocato una riunione generale a Ginevra il 13 settembre, per discutere del piano di aiuti umanitari del Paese, che dovrebbe continuare a garantire la cura e il sostegno della popolazione civile.

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