La storia di Muhammed Kendirci morto a 15 anni sodomizzato dai colleghi

La storia di Muhammed Kendirci ha aperto una polemica in Turchia sulle modalità di istruzione tra i poveri. Il 15enne è morto dopo essere stato sodomizzato nell'officina in cui lavorava.

In Turchia un fatto di cronaca nera – ben oltre un apparentemente drammatico incidente sul lavoro – ha aperto un dibattito sul sistema di istruzione, che in realtà non si rivela tale per i ragazzi poveri, al centro di una mattanza che sembra avere profonde radici culturali da sradicare (non solo in Turchia). Perché questo recente fatto vede protagonista un 15enne torturato e sodomizzato sul posto di lavoro-scuola, e che nonostante le cure in ospedale è morto. E potenzialmente potrebbe non ricevere la giustizia che merita.

La tortura e la morte di Muhammed Kendirci

I fatti: è il 14 novembre 2025 e Muhammed Kendirci è, come ogni giorno, al lavoro in un’officina della città di Bozova, in Turchia. Il lavoro in officina o in cantiere, o un altro tipi di occupazione manuale è una prassi per i bambini che vivono in famiglie povere. Si chiama “Mesem”, è il sistema turco che in teoria prevede un’istruzione di tipo pratico, ma nella realtà succede altro, peraltro alcuni potrebbero considerarlo al confine con lo sfruttamento minorile.

A Muhammed Kendirci è successo questo: mentre altri due lo tenevano fermo, un collega in officina, Habib Aksoy di 20 anni, ha infilato il tubo di un compressore nell’ano, sodomizzandolo e provocandogli lacerazioni agli organi interni, come riporta il sito Rudaw. E il 15enne è morto all’ospedale Bozova Enver Yıldırım, dopo 5 giorni da quando vi era stato condotto in condizioni estremamente critiche. Non possiamo immaginare cosa abbia provato quel ragazzino, tra dolore e paura. Comprendiamo però benissimo il bisogno della famiglia di ottenere giustizia.

Le indagini e il bisogno di verità

La procura generale di Bozova ha liquidato il gesto di Aksoy come uno “scherzo”, ma è davvero impossibile immaginarlo come tale. Muhammed Kendirci ha subito una violenza che l’ha portato alla morte a soli 15 anni. In più le indagini sembrano al momento non essere soddisfacenti, perché appaiono in primis lacunose. Prendiamo il fatto che i pantaloni del ragazzino, una prova del crimine, siano stati gettati via dall’ospedale in cui era stato ricoverato.

Non solo: Aksoy era stato dapprima arrestato, per poi essere rilasciato. Al momento è stato ri-catturato in un’altra città turca, mentre pare si stesse preparando per fuggire all’estero. Degli altri due che erano con Aksoy e lo hanno aiutato non ci sono notizie. Non si sa cosa accadrà, se Kendirci riceverà giustizia, ma qualunque cosa accada non potrà riportarlo in vita. Lo sa bene la famiglia del 15enne ucciso, che ha dichiarato:

Chiunque abbia cercato di coprire un omicidio commesso sotto tortura dicendo che era uno scherzo, chi abbia visto le prove buttate via, chi abbia pensato di poter fuggire e sottrarsi alla giustizia, riceverà la punizione che merita!

Una polemica politica ma non solo

A sollevare un polverone contro il governo turco è stato il partito Chp (una sorta di equivalente di un qualunque partito repubblicano occidentale). Il movimento politico ha polemizzato contro il Mesem, ovvero il sistema di istruzione-lavoro che manda i bambini poveri a lavorare duramente, quando dovrebbero stare sui banchi di scuola. Un sistema in cui i ragazzini vengono torturati, abusati, e alla fine muoiono.

Perché Kendirci è in realtà solo l’ultimo di una lista. Prima di lui c’è stato Arda Tonbul, 14 anni: la sua testa è rimasta incastrata in un macchinario. Poi è stata la volta di Sedat Kurt, 15 anni, rimasto sepolto sotto le macerie durante il crollo del cantiere in cui lavorava. E ancora si può fare il nome di Alperen Uygun, 16 anni, caduto nel vano ascensore di un altro cantiere del Mesem. Nomi e volti di ragazzini che non ci sono più. Ce ne saranno altri se non si arginerà quest’emergenza in Turchia: indipendentemente da ciò che dice un partito e un altro, non si può e non si deve morire in questo modo.

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