La BBC ha recentemente portato avanti un’indagine per portare allo scoperto la terrificante realtà dei torturatori di scimmie, anche grazie alle testimonianze di alcuni navigatori del web che, scorrendo video diversi su YouTube, sono capitati proprio sotto alcuni video di torture e abusi ai poveri animali.

Fra loro la ex ballerina di Los Angeles Lucy Kapetanich che, in periodo di pandemia, ha cominciato a vedere sulla piattaforma video di animali, fino a che l’algoritmo l’ha condotta proprio a quelle clip terribili di scimmie crudelmente torturate.

Kapetanich ha visto scimmie vestite con abiti da bambino, scimmie che venivano lavate, costrette a camminare erette o svolgere altri compiti innaturali, altre che venivano  schiaffeggiate e spruzzate con acqua. “Le scimmiette erano esauste e confuse”, ha detto. “Erano terrorizzate. Non avevano nessun posto dove nascondersi”.

Questi video violavano i termini di servizio di YouTube, quindi li ha segnalati, ma la piattaforma non sembrava voler intraprendere alcuna azione, e i video continuavano ad apparire.

Allo stesso tempo, un altro utente di YouTube, Dave Gooptar, finito nello stesso giro di feed, ha messo insieme un’esposizione video di un’ora, intitolata The YouTube Monkey Torture Ring: Part 1, messo in diretta nell’agosto 2021; nonostante il documentario non abbia riscosso un gran numero di visualizzazioni, ha attirato l’attenzione proprio di Kapetanich, che da quel momento si è messa in contatto con l’uomo decidendo di lavorare in sinergia con lui per portare alla luce il mondo sommerso dei torturatori di scimmie.

I video sembravano provenire principalmente dall’Indonesia e caricati su YouTube esclusivamente per l’intrattenimento dei sadici all’estero. Nei commenti sotto i video, diversi odiatori di scimmie sembravano divertirsi a guardare le scimmie, soprattutto cuccioli di macaco dalla coda lunga, mentre subivano abusi.

Fonte: BBC

Alcune scimmie avevano sviluppato tic fisici a causa dello stress. La protagonista di molti video, Mini, veniva spesso schiaffeggiata dal suo proprietario tanto da aver sviluppato il gesto, istintivo, di cingersi i fianchi con le braccia, mentre un’altra, Monkey Ji, aveva imparato a dondolarsi avanti e indietro tenendo la testa fra le mani.

Anche l’attivista Nina Jackel, avvertita da altri colleghi, ha cominciato a tenere d’occhio i video di questo tipo, segnalando che gli utenti che li seguivano stavano cominciando a richiedere un livello di violenza più alto.

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È su Telegram, nel maggio 2021, che inizia a prendere forma il primo grande gruppo privato, Million Tears; lì, nel dark web, le torture alle povere scimmie erano decisamente di altro tenore, con animali decapitati, mutilati o annegati. Kapetanich e Gooptar, unendosi a Jackel, sono riusciti a farlo chiudere, ma questo non ha fermato i sadici torturatori dall’aprirne altri, su tutti Ape’s Cage, a cui proprio Kapetanich è stata invitata da Torture King, uno dei principali produttori di video.

Non sono un cattivo ragazzo – le ha scritto Torture King quando l’ha contattata per invitarla a entrare nel gruppo – Ho 48 anni, sono sposato con la mia fidanzata del liceo, una figlia di 19 anni, 1 gatto e il mio pastore tedesco è morto tristemente di cancro.

L’uomo si chiamava nella realtà Mike McCartney, ex membro di una banda di motociclisti di Norfolk, in Virginia, con un tatuaggio con la svastica e una casa decorata con simboli nazisti e bandiere confederate, con un passato di dipendenza da eroina. Durante la pandemia aveva iniziato a trascorrere del tempo su YouTube capendo di poter monetizzare con i video di tortura sugli animali.

Ape’s Cage comprendeva oltre 400 membri, a cui spesso veniva chiesto di rispondere a sondaggi come “Vuoi che venga usato un martello? Vuoi che vengano usate le pinze? Vuoi un cacciavite?”. In cima alla piramide del gruppo Telegram c’è “Mr Ape”, fondatore e CEO di Ape’s Cage.

Fonte: BBC

Tra le più prolifiche realizzatrici di video la nonna quarantaseienee Stacey Storey, diventata “famosa” all’interno del gruppo per la condivisione di video di torture estreme, con scimmiette gettate nel frullatore o torturate con un trapano elettrico, e fra le più strette collaboratrici di Mr Ape; è però emerso in seguito che proprio il CEO del gruppo aveva contattato Jackel con l’intenzione di far chiudere Ape’s Cage minandolo dall’interno. La BBC ha scoperto che Mr Ape era un ragazzo sui 25 anni, laureato e giocatore di basket, che viveva con sua madre in Florida, e che ha spiegato di essere sempre stato un bambino solitario e di essere diventato un adulto solitario. Ad un certo punto, ha detto, il suo dolore si era trasformato in odio. “Ciò che era così attraente era vedere qualcos’altro soffrire, perché sembrava umano”. Alla BBC ha inoltre spiegato di essere responsabile della morte di almeno 4 scimmie, per via dei video commissionati ai torturatori.

Alla fine, grazie anche al lavoro di Kapetanich e degli altri, l’FBI e la polizia americana è riuscita a smantellare il gruppo e a prendere in custodia i principali responsabili. Torture King, ad esempio, rischia fino a sette anni di carcere.

Un altro torturatore era Asep Yadi Nurul Hikmah, un indonesiano con precedenti (già indagato per vendita di specie protette) individuato grazie a degli indizi che registrava per sbaglio durante i video. Ad esempio, il suo numero di targa. Proprio grazie a questa serie di indizi, l’uomo è stato individuato e arrestato dalla polizia locale.

Per fortuna, grazie all’operato degli attivisti, molte scimmie sono state tratte in salvo e trasportate in un santuario a Bandung, Giava occidentale, in Indonesia. Mini, nonostante fratture alla coda e alla mascella e con i denti da latte rotti o mancanti, era riuscita, a differenza degli altri cuccioli di macaco, a raggiungere l’anno di età, e quando è stata salvata era profondamente stressata, come ha detto il veterinario, Ilham Maulana. Eppure, dopo appena quattro mesi, in Mini c’è già stato un cambiamento. Era diventata più coraggiosa, più curiosa. Aveva cominciato a dondolarsi intorno alla gabbia, saltando sopra altre scimmie e giocando con loro.

Una volta che Mini sarà pronta, verrà liberata dal personale. “Abbiamo una bellissima area che possiamo usare come sito di rilascio per questa specie”, ha detto Femke de Haas, la co-fondatrice del santuario. “Ed è un’isola boscosa incontaminata in una riserva protetta, quindi le persone non sono autorizzate ad andarci”, ha detto. “Quindi è sicuro”.

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