La triste storia della figlia di Oppenheimer, Katherine TykeToni Silber
Pochissimi sono a conoscenza della triste storia di Katherine TykeToni Silber, la figlia di Robert Oppenheimer che passò l'intera esistenza all'ombra del padre
Pochissimi sono a conoscenza della triste storia di Katherine TykeToni Silber, la figlia di Robert Oppenheimer che passò l'intera esistenza all'ombra del padre
Nata nel corso del Piano Manhattan a Los Alamos, nel Nuovo Messico, dove suo padre Robert Oppenheimer aveva sviluppato la bomba atomica, la vita di Katherine Tyke Toni Silber fu tutt’altro che semplice.
La vita di Katherine Tyke Toni Silber è una tragica narrazione di un’anima inquieta, segnata dalle ombre di un padre coinvolto in uno dei periodi più controversi della storia moderna. Nata il 7 dicembre 1944, Katherine crebbe nell’ombra di un padre geniale ma tormentato, che guidò il progetto scientifico che avrebbe cambiato il corso della Seconda Guerra Mondiale.
Quand’era ancora una bambina a Katherine venne diagnosticata la poliomielite, un problema che l’avrebbe afflitta per lungo tempo. Contrariamente al fratello, la giovane dimostrava una brillantezza scolastica eccezionale, ma non andava affatto d’accordo con la madre con cui aveva frequenti scontri.
L’imponenza della figura del padre Oppenheimer oscurò gran parte del suo percorso di vita, probabilmente per questo motivo anche i rapporti con lui non furono mai positivi. Anche dopo la morte del celebre fisico nel 1967 8a causa di un cancro alla gola) Katherine dovette sopportare molte porte chiuse in faccia.
Le fu rifiutata l’opportunità di lavorare come traduttrice per le Nazioni Unite, in quanto l’FBI si oppose a rilasciarle un permesso di sicurezza, a causa delle vicissitudini del padre.
Katherine Tyke Toni Silber iniziò una ricerca interiore per trovare il proprio scopo e identità. Studiò l’arte e si immerse nel mondo dell’espressione creativa, cercando di distaccarsi dall’eredità del padre e di trovare una voce unica. Tuttavia, la sua lotta con la depressione e le sfide personali resero il tutto più difficile.
Dopo due matrimoni fallimentari decise di trasferirsi a St. John, nelle Isole Vergini, un luogo che conosceva bene da sempre, dato che i genitori l’avevano portata lì quando era bambina per riprendersi dalla poliomielite. Rimase a St. John in totale isolamento per anni e nel gennaio del 1977, solo un mese dopo aver compiuto 32 anni, decise di togliersi la vita impiccandosi nella sua casa al mare.
Giornalista sulle nuvole, i miei grandi amori sono i libri, il cinema d'autore e gli animali. Sepulveda e Tarantino: le mie ossessioni.
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