Il 31 agosto del 1997, nel tragico incidente del tunnel de l’Alma, veniva a mancare Lady Diana Spencer. A distanza di ventiquattro anni, le persone che l’hanno amata conservano nei propri cuori il ricordo di una principessa che ha saputo trasformare le sue paure in punti di forza. Timida ed empatica, Diana è diventata un simbolo di rivoluzione, un’icona femminista, che con la sua gentilezza e l’eterno sorriso ha saputo combattere i diktat di corte.

Dopo aver sposato il principe Carlo, a soli diciannove anni, in molti si aspettavano che Diana sarebbe stata solo una principessa consorte, pronta a sottostare alle rigide regole di Corte. Invece, la principessa triste, come veniva soprannominata, è diventata una vera icona femminista, soprattutto da quando il suo matrimonio è entrato in crisi: laddove la gente si aspettava che soffrisse in silenzio, Diana ha aperto il suo cuore. Ha raccontato senza paura dei suoi problemi con la bulimia, i tradimenti del marito, la depressione post partum e i tentativi di suicidio.

Come riporta l’Indipendent, Diana fu la prima reale a toccare le persone in pubblico, a stringere mani, ad accarezzare il capo dei bambini che volevano salutarla, a conquistare i sudditi con la sua semplicità, con la sua voglia di aiutare i bisognosi. Negli anni ha lavorato per molte associazioni di beneficenza, sostenendo i diritti delle donne oppresse e aiutando a creare consapevolezza su alcune malattie socialmente stigmatizzate, come l’AIDS.

Lady D ci ha insegnato che una donna può realizzare ogni sogno contando solo sulla sua forza, che può essere indipendente e che non ha bisogno di un principe per sentirsi realizzata, anzi. Ha dimostrato, insomma, ciò che una donna è in grado di fare. Da sola. Non a caso definendosi, in un’intervista rilasciata tra le sale di Kensington Palace “una donna forte che vuole fare la sua parte”.

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