Uno studio pubblicato di recente sulla rivista Psychonomic Bulletin & Review ha rilevato che le parolacce in diverse lingue del mondo suonano in modo simile.

Secondo lo studio, le parolacce (non importa in che lingua vengano dette) presentano in prevalenza suoni consonantici. La scoperta suggerisce che esistano diverse regole che collegano le lingue del mondo, sebbene alcune siano in apparenza molto diverse tra loro.

“In inglese, alcune delle peggiori parolacce sembrano avere proprietà fonetiche comuni”, ha detto Ryan McKay, psicologo alla Royal Holloway, Università di Londra. Tendono infatti a essere brevi e incisive e icludono spesso le consonanti P, T o K. Questi suoni sono chiamati ‘consonanti di arresto‘ perché interrompono il flusso d’aria quando stiamo parlando.

Il dottor McKay ha collaborato con il suo collega Shiri Lev-Ari per scoprire che questo modello era seguito da altre lingue oltre che dall’inglese. Si sono chiesti se potesse anche rappresentare quello che viene chiamato simbolismo sonoro.

Il simbolismo sonoro si verifica quando il suono di una parola riporta subito alla mente il suo stesso significato. Si tratta, in questo caso, di parole chiaramente onomatopeiche. A livello globale, le parole che hanno a che fare con il naso spesso includono il suono nasale N, mentre le parole relative a tutto ciò che è piccolo ripetono spesso la vocali “i” (come in “mini”).

Per cercare schemi nelle parolacce, i ricercatori hanno chiesto a parlanti fluenti di ebraico, hindi, ungherese, coreano e russo di elencare le parole più volgari a cui potevano pensare. Dopo aver compilato un elenco degli epiteti usati più di frequente in ciascuna lingua, i ricercatori li hanno confrontati con parole neutre della stessa lingua.

“Abbiamo trovato modelli che nessuno di noi si aspettava”, ha detto il dottor Lev-Ari. Le parole volgari erano definite dai suoni consonantici L, R, W e Y. Ai partecipanti al test è stato poi chiesto di ascoltare coppie di parole in lingue da loro sconosciute, come l’arabo, il cinese, il finlandese, il francese, il tedesco e lo spagnolo.

I soggetti hanno ascoltato queste coppie di parole e hanno indovinato quale delle due parole in ciascuna coppia era offensiva. In realtà, tutte le parole sono state inventate. Ad esempio, i ricercatori hanno iniziato con la parola albanese “zog”, per “uccello”, e hanno creato la coppia di parole false “yog” e “tsog“. I partecipanti al test si sono dimostrati più propensi a pensare che le parole dal suono più “duro”, come “tsog”, fossero parolacce.

“Quello che questo articolo ha scoperto è che le parole tabù tra lingue diverse, non correlate tra loro, possono avere uno schema simile“, ha detto Benjamin Bergen, uno scienziato cognitivo dell’Università della California.

“A differenza di altri casi come chicchirichì o altre parole puramente onomatopeiche, queste parole non condividono un significato, ma una funzione. Hanno lo scopo di offendere. I risultati suggeriscono che “non tutti i suoni sono ugualmente adatti alle parolacce”, hanno scritto gli autori.

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