Le comunicazioni tra ragazze e ragazzi sono sempre state difficili da decifrare, ma nell’era digitale, con l’avvento dei messaggi di testo e delle piattaforme di social media, il gioco è diventato ancora più intricato. Per le ragazze, il tempo trascorso nell’interpretare i messaggi dei ragazzi comincia spesso dal primo contatto. Un semplice “Ciao” può essere oggetto di analisi approfondita: il tono, la punteggiatura, persino la velocità di risposta possono essere sottoposti a un esame accurato. C’è un’attesa palpabile dietro ogni notifica, un desiderio di cogliere ogni sfumatura di significato, che potrebbe indicare interesse reciproco o distanza emotiva.

“Queste conversazioni generalmente avvenivano quando una di noi iniziava a uscire con un nuovo ragazzo. La maggior parte delle volte, cercavamo di indovinare cosa voleva un ragazzo e come evitare di ‘spaventarlo'”, ha detto Anderson, assistente professore di filosofia al Pomona College di Claremont, in California.

Secondo Anderson, l’incertezza inziale in una relazione sembra spesso giocare a favore degli uomini, mentre le donne si ritrovano immerse in un mare di indovinelli emotivi. Per Anderson, questo fenomeno richiedeva una definizione, un termine che catturasse la complessità del lavoro emotivo coinvolto nell’interpretare la comunicazione maschile.

E così è nato il concetto di “hermeneutic labour” (lavoro ermeneutico). Originariamente introdotto nel suo popolare podcast di filosofia, “Overthink”, e successivamente approfondito in un articolo accademico di recente pubblicazione, Anderson ha forgiato questa espressione per descrivere il processo di interpretazione del linguaggio emotivo, spesso ambiguo e confuso, degli uomini.

“Fondamentalmente, gli uomini traggono vantaggio sia dal fatto di soddisfare bisogni emotivi di cui potrebbero non essere nemmeno consapevoli, sia dal non dover sopportare il peso di interpretare le emozioni delle partner donne”, ha detto Anderson in un’intervista rilasciata all’HuffPost. Anderson ha sottolineato che quella che comunemente definiamo “intuizione femminile” è in realtà il frutto di un lungo processo di apprendimento e pratica che richiede anni per svilupparsi pienamente. “Tendiamo a negare la notevole quantità di lavoro che le donne svolgono per mantenere le relazioni, così come il fatto che gran parte di questo lavoro è di carattere cognitivo”, ha asserito.

Anderson ha delineato tre fasi del lavoro ermeneutico: la prima fase è l’interpretazione dei propri sentimenti e desideri riguardanti la relazione, la seconda è l’interpretazione dei segnali non verbali dell’altra persona e la terza è il confronto attento dei sentimenti e delle intenzioni che ha lo scopo di risolvere eventuali conflitti.

La teoria di Anderson si collega al concetto di “lavoro emotivo“, secondo cui le donne spesso si trovano ad affrontare il peso della gestione delle faccende domestiche, incluse quelle che sono spesso trascurate o non riconosciute dalla famiglia. Questo lavoro, come evidenziato da sociologi come Arlie Hochschild, richiede anche di reprimere le emozioni negative legate a compiti ingrati e, spesso, invisibili.

“Il travaglio emotivo è l’infermiera che sopprime la sua frustrazione nei confronti di un paziente difficile e mantiene un atteggiamento di cura caloroso”, ha detto Anderson. “Il lavoro ermeneutico è la stessa infermiera che valuta, mentre torna a casa, se quel modo di interagire con il paziente sia davvero quello giusto”.

Anderson ha sottolineato che gli uomini non sono del tutto estranei al lavoro ermeneutico, ma è chiaro che il loro coinvolgimento è notevolmente inferiore rispetto a quello delle donne partner. La ricerca di Anderson si è concentrata principalmente sulle coppie etero e cisgender. Tuttavia, alcuni studi hanno esaminato il lavoro emotivo svolto dalle donne cisgender partner di uomini trans, rivelando similitudini con le coppie etero, ma anche dinamiche uniche legate al supporto emotivo durante la transizione del partner.

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