Le ultime parole di Vittoria Nenni al padre Pietro prima di morire ad Auschwitz
Le ultime parole che Vittoria Nenni disse prima di morire nel campo di concentramento di Auschwitz furono un vero tributo al padre Pietro e alla lotta della Resistenza
Le ultime parole che Vittoria Nenni disse prima di morire nel campo di concentramento di Auschwitz furono un vero tributo al padre Pietro e alla lotta della Resistenza
La tragica storia della Shoah ha portato alla luce numerosi episodi di coraggio, resistenza e amore. Uno di questi episodi è rappresentato dalle toccanti ultime parole di Vittoria Nenni al padre Pietro Nenni, leader socialista. Queste parole, pronunciate in un momento di estrema sofferenza e paura, testimoniano la forza e l’amore che può persistere anche nelle circostanze più oscure e disumane.
Vittoria Nenni, che tutti chiamavano Vivà, rimase presto vedova quando il marito venne fucilato dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale e lei fu imprigionata ad Auschwitz dopo essersi unita alla Resistenza francese. Avrebbe potuto salvarsi, svelando di essere italiana, ma non lo fece. “Probabilmente sperava che il marito fosse ancora vivo e non voleva lasciare quel carcere”, ha detto Antonio Tedesco, autore del libro Vittoria Nenni, n. 31635 di Auschwitz.
La vita del campo di concentramento era terribile. Ai prigionieri veniva dato meno dell’essenziale per sopravvivere e quasi tutti morivano dopo qualche anno in quelle condizioni disumane. Dopo sei mesi di prigionia, Vivà morì di febbre tifoide, dopo aver cercato fino all’ultimo di dare aiuto agli altri malati nel campo.
“Le poche compagne sopravvissute la ricorderanno con affetto e gratitudine, perché ha salvato diverse vite, curando chi aveva preso il tifo. Probabilmente morì a causa di questo suo altruismo”. ha raccontato Tedesco.
Poco prima di morire, il 15 luglio del 1943, furono queste le sue ultime parole: “Dite a mio padre che ho avuto coraggio fino all’ultimo e che non rimpiango nulla”. Il padre verrà a conoscenza della morte di sua figlia solo il 29 maggio 1945.
Le sue parole sulla morte di sua figlia, annotate in un suo diario, restarono per sempre impresse nell’immaginario collettivo. “La parola che mi va più diretta al cuore è quella di Benedetto Croce: ‘Mi consenta di unirmi anch’io a Lei in questo momento altamente doloroso che Ella sorpasserà ma come solamente si sorpassano le tragedie della nostra vita: col chiuderle nel cuore e accettarle perpetue compagne, parti inseparabili della nostra anima’”.
Giornalista sulle nuvole, i miei grandi amori sono i libri, il cinema d'autore e gli animali. Sepulveda e Tarantino: le mie ossessioni.
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